La sfida di De Luca: premier e ministri,
se per il governatore sono tutti nemici

La sfida di De Luca: premier e ministri, se per il governatore sono tutti nemici
di Domenico Giordano
Mercoledì 12 Gennaio 2022, 08:04 - Ultimo agg. 17:22
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Sulla lavagna di Vincenzo De Luca la colonna di sinistra, dove la maestra scriveva i nomi degli alunni buoni, è stata quasi sempre vuota mentre in quella di destra, che viceversa doveva ospitare gli studenti discoli per comportamento e profitto, c'è stato sin dal 1993 un problema di spazi e di affollamento. In questi trent'anni, da Sindaco di Salerno e da presidente della Campania, l'elenco dei cattivi stilato settimanalmente è diventato interminabile, una sfilza infinita di nemici occasionali o di lungo corso, ministri e sindaci, deputati e assessori, consiglieri o senatori, presidenti e giornalisti, insomma chiunque, a prescindere dal ruolo e dalla professione, avesse avuto l'ardire di contraddirlo e contrastarlo era destinato a finire nel tritacarne dell'irrisione, della delegittimazione e dell'offesa pubblica, il tutto condito da un vocabolario feroce, incarognito che partiva dal registro sarcastico per sconfinare in quello della violenza verbale, senza alcun rispetto delle persone, delle loro storie o della grammatica istituzionale.

Così la lista dei cattivi da sbeffeggiare e bandire è diventata infinita e l'ultimo che De Luca ha aggiunto alla colonna dei cattivi è il premier Mario Draghi, reo di aver impugnato l'ordinanza regionale contro la chiusura delle scuole, che è diventato di colpo «uno sfondatore di porte aperte».
Ma prima di lui la scure deluchiana ha sezionato a più riprese il ministro Luigi Di Maio, «il solo nome di questo soggetto mi procura reazioni d'istinto che vorrei controllare», irriso a volte come «coniglio» e altre per i suoi trascorsi «tu come campi, non ha mai lavorato, non hai un mestiere» e «hai dato scacco matto alla grammatica e alla decenza».

Del resto, pochissimi o quasi nessuno dei ministri pentastellati dal 2018 a oggi è stato scansato dagli attacchi deluchiani: Alfonso Bonafede ex ministro della Giustizia nei governi Conte I e II era definito «un sedicente ministro tale Bonafade conosciuto negli ambienti come ministro Bonanotte, assolutamente improponibile».

Mentre, Lucia Azzolina da ministro dell'Istruzione si becca durante la seconda ondata della pandemia l'irritazione scomposta di De Luca che attacca in video «come si può ascoltare un ministro che continua a ripetere a pappagallo litanie e frasi fatte» e il suo collega Danilo Toninelli, responsabile del dicastero delle Infrastrutture, è derubricato per il taglio di capelli «lei pensa che io possa interloquire con un ministro che va in giro con la permanente, un ministro che oltretutto porta seccia».

Si passa poi da Vincenzo Spadafora apostrofato come «uno sciacallo» a Maurizio Lupi, ministro dei Trasporti del governo Letta, definito «la figlia di Fantozzi», senza risparmiare critiche durissime all'allora premier «diretto responsabile» per la mancata attribuzione delle deleghe da viceministro.

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Negli ultimi giorni del suo governo Conte, a gennaio dell'anno passato, nel mirino ci finisce anche Giuseppe Conte dopo la conferenza stampa voluta da Casalino in piazza Colonna «io ci sono e ci sarò ha detto Conte pausa teatrale questo ci ha minacciato, diceva Peppino a Totò».

Negli ultimi anni tra i suoi bersagli preferiti, alternandolo agli strali contro «Luigino Di Maio», c'è assai spesso il leader della Lega Matteo Salvini, «un cafone, un somaro politico» che mentre è ancora ministro dell'Interno del governo Conte I rompe il fidanzamento con la conduttrice televisiva Elisa Isoardi e De Luca affonda il colpo senza pudore, «la signora Isoardi obiettivamente merita, come dire è impegnativa e stressante, perciò il ministro dell'Interno torna a casa la sera stanco morto e così lo vedrei bene con l'onorevole Rosy Bindi, partner rassicurante, narcotizzante, questa coppia la vedrei bene».

Il viaggio burrascoso nelle intemperanze verbali di Vincenzo De Luca non poteva chiudersi che con un attacco collegiale portato al governo Pd-M5S all'indomani del suo giuramento, «è un governo mistico, ricco di miracolati, persone che dalla sera alla mattina vengano paracadutate a fare i ministri».
 

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