Covid, cos'è cambiato da marzo a oggi: virus sempre letale ma passi da gigante per cure e prevenzione

Covid, cos'è cambiato da marzo a oggi: virus sempre letale ma passi da gigante per cure e prevenzione
di Ettore Mautone
Sabato 3 Ottobre 2020, 12:00 - Ultimo agg. 4 Ottobre, 08:31
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Fase uno e fase due della pandemia: cosa è cambiato oggi rispetto alla prima ondata di Covid-19? Quali le affinità e divergenze tra la curva epidemiologica disegnata a marzo e aprile e quella attuale? Ci sono differenze nella carica virale? Come sono attrezzati gli ospedali rispetto alla primavera scorsa. Come erano e come sono cambiate le cure e infine come proteggere le persone a rischio? La prima certezza è che medici e clinici conoscono meglio la malattia e la fronteggiano con maggiore tempestività e ai primi sintomi scatta il trasferimento in corsia. Poi i tamponi: a differenza dei mesi di esordio, quando i test erano appannaggio di chi aveva segni conclamati, oggi vengono eseguiti anche agli asintomatici e per screening. 
 


Al momento non sono provate significative mutazioni del virus come confermato da numerosissimi studi ma si sa che i Coronavirus tendono per loro natura a ricombinarsi e mutare. Non avendo sequenziato i ceppi non sappiamo però quali siano più virulenti. Il lockdown potrebbe avere determinato un adattamento del virus all'ospite ma i viaggi e la mobilità internazionali rimescolano continuamente le carte. La carica virale, in senso stretto, potrebbe essere dipendente da queste variabili ambientali. In questi giorni dal Cotugno confermano che la carica virale è comunque alta nei tamponi che risultano positivi e si riscontra tale anche in asintomatici e paucisintomatici del mese di agosto forse in relazione all'importazione di ceppi da altri paesi del mondo. Ciò potrebbe spiegare l'incremento di casi anche critici a cui stiamo assistendo.

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In Campania è stato fatto un grande sforzo organizzativo: potenziare le unità di intensiva e disegnate tre fasi. In quella attuale di massima espansione è prevista un'offerta di 977 posti letto di cui la metà già occupati. Sono stati individuati gli ospedali Covid ma talvolta manca il personale. Questo è un grande limite: si sta chiedendo a tutti di partecipare ma non è personale formato. Il Cotugno resta il vero presidio tecnicamente adatto per competenze, strutture, tecnologie e farmaci. Ha 250 posti ed è monospecialistico per le malattie infettive. Se la crisi dovesse aumentare saranno tuttavia bloccate tutte le attività chirurgiche non urgenti e impiegato il personale e i posti letto di queste discipline (in particolare anestesisti). L'ultimo gradino porta all'impegno delle case di cura già complete per strutture e personale: possono funzionare da cuscinetto sia per l'assistenza ordinaria sia come serbatoio per quarantene e convalescenze ancora positivi al virus. Su questo fronte una novità sono i Covid resort già attivati alla Asl di Caserta ristrutturando vecchi presidi pubblici dismessi (Teano e Capua). Molte strutture si stanno attrezzando per trattare pazienti che presentano acuzie cliniche o chirurgiche (dialisi, traumi ictus e infarto) in positivi al virus. I protocolli di pre-triage in pronto soccorso consentono di tenere aperti tutti i servizi a differenza del lockdown.
 
 

Tempestività, scambio di esperienze internazionali, nuovi protocolli, utilizzo precoce di antivirali (remdesivir ma anche gli anti virus epatite C) che hanno dimostrato di ridurre i tempi di guarigione, il desametasone (cortisone), l'eparina (anticoagulante) utilizzato ad alte dosi per contrastare i trombi le armi affinate rispetto all'empirismo prevalso in primavera. Si sta rilvelando efficace il Tocilizumab, (il cosiddetto protocollo Ascierto), i sieri iperimmuni e quelli aspecifici usati nelle sepsi e si stanno concludendo molti studi (1800 quelli in corso tra cui quelli per il ripristino della funzione dell'interferone 1) ma non c'è ancora una cura specifica nè un vaccino che arriverà nel 2021 che non sappiamo quanto efficace visto che ci sono studi che indicano una progressivo calo degli anticorpi a tre mesi dall'infezione. Una malattia è sempre dipendente dall'interazione tra agente e ospite. Come suggerito dall'ematologo napoletano Corrado Perriconi e riscontrato nell'esperienza del Cotugno, la trombofilia genetica è il terreno di molte trombosi da indagare con esami ad hoc.
 
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Oggi mascherine e gel tute sono alla portata di tutti in alternativa al lockdown.
Oltre al rigoroso rispetto dell'uso di mascherina, distanziamento, igienizzazione mani, è utile la vaccinazione anti-influenzale. Sembra, da recenti studi che chi è vaccinato presenta una sorta di protezione superiore a chi non l'ha avuta. Tesi suffragata da una sorta di immunità crociata mediata dalle cellule T. Altri ricercatori indicano tuttavia cautela negli anziani che hanno una limitata riserva nella capacità di produrre anticorpi e che devono osservare quarantene dopo la profilassi. Alcuni studi, condotti anche in centri di ricerca campani Università Federico II, Vanvitelli, Cnr) suggeriscono l'utilità di alcuni integratori a base di L-Arginina (per contrastare le trombosi) di resveratrolo e taurisolo e lattoferrina per ostacolare l'ingresso dei virus nelle cellule e anticolesterolo (statine) per intralciare la recplicazione del virus. 

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