Rianimazioni pediatriche, Italia maglia nera nell'Ue

Su Lancet censimento-denuncia degli esperti

Un reparto di pediatria
Un reparto di pediatria
di Ettore Mautone
Lunedì 6 Novembre 2023, 08:01 - Ultimo agg. 13:00
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Cure intensive per bambini e adolescenti da 1 a 18 anni a rischio in Italia: il nostro Paese è fanalino di coda in Europa per unità cliniche di Rianimazione dedicate a questa fascia di età. La loro distribuzione lungo lo Stivale raggiunge infatti una concentrazione di poco superiore ai tre posti letto per milione di abitanti contro una media in Europa di gran lunga più alta (5 in Francia, 5,9 nel Regno Unito, 6,3 in Olanda, 8,5 in Germania, addirittura 11 in Svizzera e Austria). In Italia si sfiora la sufficienza solo nelle regioni del Centro grazie al Lazio; si colloca sotto la soglia minima il Nord mentre è allarme per il Sud con Basilicata e Sardegna del tutto sguarnite e poche unità specialistiche salvavita nelle restanti regioni. A fornire i dati è AdnKronos che riporta il censimento delle rianimazioni per i pazienti da 1 a 18 anni in Italia svolto da un gruppo di esperti che ha pubblicato una lettera-denuncia sulla rivista Lancet. «I posti letto di terapia intensiva pediatrica in Italia sono pochi e mal distribuiti e la differenza tra le varie zone d'Italia è intollerabile», afferma all'AdnKronos Salute Leonardo Bussolin, presidente della Società di Anestesia e rianimazione neonatale e pediatrica italiana, uno degli autori dello studio.

I posti letto in Italia sono 273 a fronte di una popolazione pediatrica di circa 10 milioni di potenziali pazienti: di fatto uno ogni 35.586 bambini e adolescenti, livello lontano dall'indicazione europea di un posto letto ogni 20-30mila under 18 che ne renderebbe necessari 482: ne mancano dunque all'appello circa 200 (44,4% in meno del dovuto).

Non solo: 16 Regioni hanno meno del 25% dei posti necessari, sei non hanno nemmeno una terapia intensiva pediatrica con il caso eclatante della Sardegna che è un'isola e ha solo posti di sub-intensiva; i 90 posti del Centro Italia (sotto solo di 2 rispetto allo standard minimo) si raggiungono grazie alle tre terapie intensive pediatriche di Roma, al Gemelli, Bambino Gesù e Umberto I. Ma in Valle D'Aosta e Trentino Alto Adige al Nord, Umbria e Molise al Centro e Basilicata e Sardegna al Sud non c'è nemmeno un posto letto, obbligando a trasferimenti in altre regioni. Fino a un mese fa anche in Abruzzo non c'era nulla: la prima terapia intensiva pediatrica è stata inaugurata ai primi di ottobre a Pescara. Del resto parlano da soli i 128 posti letto del Nord a fronte di un fabbisogno di 222 e i 55 del Sud dove ne servirebbero invece 168.

Nel dettaglio ci sono 15 posti letto in Piemonte, 22 in Liguria, 46 in Lombardia, 15 in Emilia Romagna, 24 in Veneto, 6 in Friuli Venezia Giulia, 22 in Toscana, 10 nelle Marche, 58 nel Lazio, 4 in Puglia, 6 in Calabria, 24 in Sicilia e 21 in Campania dove però questo numero si raggiunge solo sulla carta: «Noi al Santobono - avverte il manager Rodolfo Conenna - abbiamo attive 14 unità di terapia intensiva (più altri due al Pausilipon per le cure Car-t dei tumori pediatrici), che sono una dotazione sufficiente da 1 a 14 anni. Considerando la fascia di età che va fino ai 18 ne servono altri 8: li abbiamo programmati nel nuovo Santobono, che sorgerà a Napoli est tra 4 anni». Altri due posti di Rianimazione pediatrica sarebbero attualmente attivi a Battipaglia ma si tratta di una sub-intensiva collocata in una Pediatria che non è un hub, come invece dovrebbe essere l'Ospedale del mare dove la Pediatria programmata dal piano ospedaliero non è ancora decollata e sarà riassorbita appunto dal nuovo Santobono. In Campania al palo c'è tuttavia anche la rete pediatrica tra ospedale e territorio e la rete dei pronto soccorso per i piccoli è insufficiente e mal distribuita. Vallo della Lucania, ultima propaggine di pediatria a sud della regione, spesso chiede aiuto a Napoli. Accade così che i posti di cure intensive del polo pediatrico partenopeo - che devono servire anche per le attività pre e post chirurgiche - sono sempre pieni.

«Le terapie intensive, sia per gli adulti che per i piccoli pazienti, non devono mai essere sovraffollate - rileva Bussolin - come segnaliamo su Lancet». L'occupazione non dovrebbe superare l'85% dei posti letto, proprio per avere anche un serbatoio di riserva per qualsiasi situazione fuori dal normale. «E in effetti conclude il primario del Santobono Geremia Zito - il nostro ospedale è sede di trasferimento di bambini da tutta la Campania e dalle altre regioni del Sud». In sintesi nessuna delle regioni italiane è a norma e spesso si sopperisce con ricoveri inappropriati nelle rianimazioni degli adulti per gli adolescenti o con i trasferimenti in elicottero per i bambini soprattutto all'ospedale Gaslini di Genova, qualche volta al Gemelli di Roma e sporadicamente anche al Santobono di Napoli.
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