«Buona scuola», i sindacati provano a fermare la riforma

«Buona scuola», i sindacati provano a fermare la riforma
di Antonio Galdo
Sabato 27 Febbraio 2016, 08:31
2 Minuti di Lettura
Fatta la legge, si prova a smontarla. O comunque a ridiscuterla. È quanto sta avvenendo a proposito della riforma sulla  scuola, presentata dal governo come «una rivoluzione» e adesso, ad appena sette mesi dalla sua approvazione, al centro di un clamoroso braccio di ferro. La miccia è esplosa in una riunione del 24 febbraio scorso tra i vertici del ministero dell’Istruzione, i sindacati (i tre confederali e i due autonomi, Snals e Gilda) e il rappresentante dei dirigenti scolastici, gli ex presidi sui decreti attuativi che devono dare forma compiuta alla legge varata dal governo Renzi e approvata dai due rami del Parlamento. C’era da fare il punto sui 200 milioni del Fondo speciale che le scuole potranno distribuire (circa 18mila euro a istituto) ai docenti sulla base di tre criteri, scolpiti nella norma: qualità dell’insegnamento, risultati conseguiti e responsabilità assunte

In una parola: merito, che presuppone una valutazione. Merito e valutazione, due parole tabù, da sempre, nel nostro universo scolastico.Davanti agli sguardi attoniti di due direttori generali del ministero, Jacopo Greco (Personale) e Carmela Palumbo (Ordinamenti e Autonomia), i cinque sindacati, in blocco e unanimi, hanno fatto la loro richiesta. Trattandosi di un «salario accessorio», questa è la sintesi della rivendicazione, bisogna negoziarlo con le rappresentanze sindacali. Punto e basta. Poco importa se la legge dice altro, ed è già in via di applicazione: nella maggioranza delle scuole italiane, infatti, sono stati insediati i comitati di valutazione (con rappresentanti dei docenti, delle famiglie e degli studenti, e un membro esterno) che devono fissare i criteri per la distribuzione dei bonus che poi verranno assegnati ai singoli professori sulla base di una scelta del dirigente. E d'altra parte, nessuno meglio di un preside è in grado di conoscere e di valutare quali sono i docenti che meritano un riconoscimento aggiuntivo, rispetto allo stipendio base, per la qualità e i risultati del lavoro svolto. 

CONTINUA SUL MATTINO DIGITAL
© RIPRODUZIONE RISERVATA