Camorra e studenti, Fortini: «I clan si fermano a scuola, ascoltiamo i più giovani»

Camorra e studenti, Fortini: «I clan si fermano a scuola, ascoltiamo i più giovani»
di Mariagiovanna Capone
Domenica 3 Aprile 2022, 09:50 - Ultimo agg. 4 Aprile, 08:58
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La lotta alla camorra inizia dai banchi di scuola. È qui che i valori della legalità affondano le radici e attecchiscono, spesso perfino nei contesti familiari più vulnerabili, creando terreno fertile per un vero e concreto riscatto sociale. Ciascuno può dare il suo contributo per costruire una rete virtuosa e così da oggi Il Mattino lancia un'iniziativa in collaborazione con la Commissione Regionale Speciale Anticamorra e Beni confiscati della Regione Campania, proponendo un questionario per le scuole di Napoli e provincia per comprendere come le nuove generazioni vedono alcune tematiche. Ne parliamo con Lucia Fortini, assessore all'Istruzione della Regione Campania.

Assessore, quanto è importante parlare di tematiche come la camorra a scuola?
«Lo dico con schiettezza, sono sempre molto titubante sull'importanza di parlare di certi temi con i ragazzi. Mi chiedo quanto siano coinvolti, perché il rischio è quello di formulare cliché e proporsi con dinamiche tediose, sappiamo bene quanta poca attenzione c'è di fronte a lunghe discussioni. È bene quindi pianificare delle strategie comunicative per parlare seriamente di temi come la criminalità organizzata, così come altri sulla stessa linea».

Un questionario è uno strumento utile?
«Lo è sicuramente se rappresenta un punto di partenza da cui far partire altre iniziative atte a formare ed educare il cittadino del futuro, che baserà la sua vita nel rispetto delle leggi e degli altri.

Noi adulti, infatti, usiamo un relativismo etico che non è uguale a quello dei ragazzi. Interpretiamo in maniera diversa alcuni valori perché ci siamo formati attraverso le esperienze della vita, mentre ragazzini delle scuole superiori di primo e secondo grado, hanno codici già diversi tra loro figuriamoci con noi».

Come dovremmo approcciarci noi adulti?
«Andrebbe spiegato perché abbiamo deciso di affrontare il tema camorra con loro. Molti studenti sono lontanissimi anche solo dall'idea teorica della criminalità, dobbiamo spiegargli che sostenere la cultura camorristica non è solo far parte di un clan, espressione massima della camorra, ma aderire a certi atteggiamenti che andranno a ledere il sistema virtuoso della legalità. Le faccio un esempio, se attraversiamo sulle strisce pedonali con il semaforo rosso non stiamo commettendo un reato penale ma stiamo indebolendo il sistema delle regole su cui si basa il nostro sistema giuridico. Non inficia certo sulla camorra, ma è una questione di mentalità».

La camorra come è vista dai ragazzi napoletani?
«Vorrei essere chiara. La camorra esiste, è una realtà, ma io così come gli studenti, non so realmente cosa sia e come agisca. Ne conosco una catalogazione teorica. C'è però il rischio che i giovani possano esserne attratti per emulazione non conoscendone realmente i pericoli. Se uno studente fuma uno spinello sa che la droga è illegale, ma l'uso per la legge italiana non è un reato. Chi gliel'ha dato, al contrario, rischia pene molto dure perché spaccia, ma lo studente potrebbe essere coinvolto se gli viene chiesto di passarla a un amico di scuola. Una decisione ingenua ma che compromettere il futuro del ragazzo per sempre. Poi, non raccontiamoci storie: la droga la porta la camorra, quindi con l'uso si foraggia quel sistema. Anche se è un racconto esasperato, rappresenta qualcosa di concreto per questi ragazzi. La camorra è sì distante da loro, ma può entrare nelle loro vite».

In alcuni casi entra con una violenza inaudita.
«Drammaticamente vero, e sono convinta che per far comprendere quando marcio e disgustoso sia quel sistema è proprio quello di far conoscere le loro storie. I questionari sono un inizio, poi mostriamo i volti di questi uomini e donne uccisi barbaramente e senza un motivo».

Video

Ed è anche quello che si fa in tante scuole.
«Devo dire di sì, prima del Covid in numerosi istituti scolastici si organizzavano tante iniziative. Se agli studenti dici di girare un video o recitare una pièce teatrale ispirata a una vittima della camorra, saranno enormemente coinvolti. Due settimane fa al Vittorino da Feltre di San Giovanni a Teduccio c'è stata l'iniziativa Alleanze educative e di legalità con i familiari di Davide Sannino. La memoria ci insegna a non dimenticare chi, come in questo caso, ha perso la vita da innocente. È stato un incontro commovente ricostruito dai ragazzi con realismo e, sono certa, è stata l'opportunità concreta di formare la loro coscienza critica, per distinguere il bene dal male e scegliere chi essere da grandi. I ragazzi hanno bisogno di riferimenti forti, di persone virtuose. Solo così vinciamo questa guerra contro la camorra».

C'è sempre il problema della dispersione, piaga connessa alla criminalità.
«Ho letto sul Mattino del Bonus per i genitori proposto dal Comune di Napoli. Non conosco i dettagli e mi adopererò per saperne di più. Purtroppo da assessore regionale so che idee e proposte non riescono a sfondare proprio per mancanza di finanziamenti. Penso a Scuola Viva che costa 25milioni di euro all'anno, uno sforzo enorme per riuscire a portare in ogni angolo della Regione progetti culturali, sportivi e artistici. Programmare iniziative per contrastare la dispersione scolastica è sempre importante».
 

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