Sono 140 le statue dei santi che osservano dall’alto la basilica di Piazza San Pietro. Figure bianche che da secoli guardano il fiume di persone che percorre la piazza per entrare nella basilica. E che domani, insieme ai rappresentanti della Chiesa e alle migliaia di pellegrini, osserveranno anche i “potenti” accordi per le esequie di Francesco.
Sono circa 160 le delegazioni provenienti da tutto il mondo. Quello di San Pietro sarà una sorta di summit internazionale senza discussioni, con Roma crocevia del mondo in una delle fasi più complesse della politica internazionale. Molti delegati e leader hanno intravisto anche la possibilità di rapidi incontri bilaterali nelle poche ore in visita nella capitale. Ma tanti hanno preferito evitare incontri o scelto delegati in modo da evitare possibili incidenti.
Papa Francesco sepolto con le sue scarpe nere e consumate usate per anni, la scelta del pontefice
IL PROTOCOLLO
Il protocollo del Vaticano è chiaro. E lo ha spiegato ieri in modo dettagliato la Sala Stampa della Santa Sede. La prima delle delegazioni, tutte disposte sulla destra del sagrato di San Pietro, sarà quella dell’Argentina. Poi, a seguire, c’è la delegazione italiana, con le più alte cariche dello Stato. Queste le uniche due eccezioni. Una per celebrare la terra d’origine del pontefice defunto, l’altra per il Paese “che ospita” le celebrazioni, ma anche per ricordare che il Papa è non solo vescovo di Roma ma anche primate d'Italia.
Dopo, sarà la volta di tutti i delegati che da ogni parte del mondo sono venuti a Roma per rendere omaggio a Francesco. Alleati e rivali. Amici di Francesco e leader ben poco affini alle sue idee. Cattolici e non cattolici. Mentre dall’altra parte, tra i cardinali presenti alle esequie, si celerà inevitabilmente anche il prossimo Papa, in attesa che si apra il Conclave.
Seduti vicino ai rappresentanti italiano saranno i sovrani regnanti, in fila secondo il semplice ordine alfabetico francese degli Stati che saranno presenti. Poi sarà il turno delle nazioni rappresentate dai capi di Stato, cui si uniranno anche i vertici dell’Unione europea. Anche in questo caso, l’unica regola è quella dell’ordine alfabetico in francese. E lo ha accettato anche il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, su cui qualcuno ha ironizzato sul suo essere costretto a non essere in prima fila. Insieme a lui (il predecessore Joe Biden sarà dietro le delegazioni ufficiali) spiccano il presidente francese Emmanuel Macron e quello del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, amico del pontefice. Mentre era in dubbio, almeno fino a ieri sera, la presenza di Volodymyr Zelensky.
Dopo i capi di Stato sarà la volta dei due principi ereditari: William per la corona britannica e Haakon di Norvegia. A seguire, i capi di governo, tra cui il primo ministro britannico Keir Starmer, l’ungherese Viktor Orban, il premier palestinese. Ci sarà anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. Israele, dopo le polemiche di questi giorni, ha deciso di mandare l’ambasciatore presso la Santa Sede. Mentre l’Iran e la Russia, i rispettivi ministri della Cultura. Lo scontro tra Cina e Taiwan si è visto anche nella scelta delle delegazioni. Una ufficiale, ma non di alto livello, sarà inviata da Taipei. Silenzio invece da parte di Pechino che pure con Francesco ha ricevuto ampie aperture.
I SEGNALI
Se il funerale del Pontefice servirà a dare segnali di disgelo sarà difficile dirlo. La diplomazia, anche in questi casi, si valuta nei gesti. Un sorriso, un saluto più caloroso, una stretta di mano immortalata da un fotografo spesso possono essere dei segnali. E le esequie di Francesco, con tutti i leader seduti fianco a fianco, arrivano nel momento in cui il mondo cerca spiragli di pace in ogni gesto.