Città del Vaticano – Il buio nell'atrio della basilica si fa luce, il cero pasquale sul quale sono incise l'alfa e l'omega simbolo dell'immutabile messaggio di salvezza rischiara la via della fede che Papa Bergoglio indica ai fedeli: «oggi la forza della Pasqua, che significa passaggio, invita a rotolare via i massi della delusione e della sfiducia». Chi ha sperimentato la tristezza ritrova ribaltata la pietra tombale del sepolcro. E' la resurrezione individuale e collettiva che vissero anche i discepoli duemila anni fa, spazzando via il peccato e la paura. «Ricorda e cammina: ritorna a Lui, ritrova la grazia della risurrezione di Dio in te!». Francesco fa ingresso in basilica in carrozzina spinto da uno dei suoi collaboratori più stretti, indossa abiti liturgici bianchi e dorati, per la veglia notturna, la celebrazione più importante. Il rito solenne ha inizio nell’atrio con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale. Segue la processione verso l’altare di cardinali e vescovi, con il canto dell’Exultet, a cui fa seguito la Liturgia della Parola e la Liturgia Battesimale, nel corso della quale Bergoglio battezza otto persone provenienti da Albania, Stati Uniti, Nigeria, Italia e Venezuela.
«La Pasqua del Signore ci spinge ad andare avanti, a uscire dal senso di sconfitta, a rotolare via la pietra dei sepolcri in cui spesso confiniamo la speranza, a guardare con fiducia al futuro, perché Cristo è risorto e ha cambiato la direzione della storia».
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La morte vinta da Cristo, ripete il pontefice ai fedeli, aiuta l'uomo a togliere dall'oscurità il proprio cuore. Papa Francesco predica con voce buona anche se sembra un po' affaticato, ed evoca alle ottomila persone presenti quante volte durante la giornata si avverta una certa sfiducia davanti alla quotidianità e alla fatica di «rischiare in prima persona per il muro di gomma di un mondo dove sembrano prevalere sempre le leggi del più furbo e del più forte. Altre volte, ci siamo sentiti impotenti e scoraggiati dinanzi al potere del male, ai conflitti che lacerano le relazioni, alle logiche del calcolo e dell’indifferenza che sembrano governare la società, al cancro della corruzione, al dilagare dell’ingiustizia, ai venti gelidi della guerra. E, ancora, ci siamo forse trovati faccia a faccia con la morte, perché ci ha tolto la dolce presenza dei nostri cari o perché ci ha sfiorato nella malattia o nelle calamità, e facilmente siamo rimasti preda della disillusione e si è disseccata la sorgente della speranza».