Pedofilia, il monito di Papa Francesco: «Nessuna grazia per i preti condannati»

Pedofilia, il monito di Papa Francesco: «Nessuna grazia per i preti condannati»
di Franca Giansoldati
Mercoledì 26 Settembre 2018, 11:00 - Ultimo agg. 17:33
5 Minuti di Lettura

Sale a bordo dell'aereo un po' raffreddato per via del vento baltico che ha soffiato per tutta la messa celebrata all'aperto. In tasca ha la carta di identità digitale numero 37647 che la presidente estone, Kersti Kaljulaid gli ha donato facendolo diventare il primo Capo di Stato residente in Lettonia. Papa Francesco non ha troppa voglia di parlare di certi temi. Le accuse che gli ha mosso un mese fa l'ex nunzio Viganò di non avere agito subito contro il cardinale abusatore McCarrick pesano come macigni e restano fonte di imbarazzo.

Con i capi di Stato che ha incontrato ha parlato di migrazioni?
«A dire il vero sono stati loro ad avere preso l'argomento, usando parole di accoglienza nella misura in cui i migranti si integrano. È molto importante che non siano una minaccia contro l'identità nazionale. Integrarli ma non massicciamente perché non si può. Questo mi ha toccato molto. Serve di conseguenza apertura, prudenza e una azione ben pensata. Il fenomeno è sempre complesso riguarda ogni Paese e ha diverse connotazioni».
 
Le repubbliche baltiche sono un ponte tra Est e Ovest ma non sempre è stato facile...
«Oggi fanno parte dell'Occidente e della Ue. Dopo l'indipendenza c'è stato l'ingresso in Europa e nella Nato. La storia dei baltici, se si guarda ad Oriente, è stata dura, ma c'è stata anche la storia tragica arrivata dall'occidente con l'occupazione nazista. Essere ponte suppone che ci sia non solo una forte appartenenza, ma una propria identità. Io sono consapevole che la situazione dei baltici sia sempre in pericolo. C'è la paura dell'invasione (russa ndr) perché la storia stessa ricorda questo. Questa è una partita che si gioca ogni giorno con la cultura e il dialogo».

La Nato difende ogni giorno i loro confini...
«Le spese mondiali in armi sono scandalose. Mi dicevano che con quello che si spende in armi in un mese si potrebbe dare da mangiare a tutti gli affamati del mondo in un anno. Non so se è vero. Ma è terribile. L'industria delle armi è una delle corruzioni più grandi e davanti a questo c'è la logica della difesa. Davide fu capace di vincere Golia con una fionda e 5 pietre, ma oggi non ci sono i Davide e credo che si debba mantenere un ragionevole (e non aggressivo) esercito di difesa. Ripeto: ragionevole e non aggressivo, in questo modo la difesa è lecita ed è un onore difendere la patria. Il problema si amplifica quando ci si trova di fronte ad aggressività e irragionevolezza. Ma sulla guerra di frontiera abbiamo tanti esempi, non solo in Europa».

Lei a Tallin ha detto che i giovani, di fronte agli scandali sessuali, non vedono una condanna netta da parte della Chiesa. In Germania proprio ieri è uscita una inchiesta nuova sugli abusi e su come i vescovi hanno trattato tanti casi...
«I giovani si scandalizzano davanti alla ipocrisia. È vero che c'è una accusa verso la Chiesa, tutti conosciamo le statistiche. Anche un solo prete che abusa di un bambino è mostruoso, perché quell'uomo è stato scelto da Dio per portare l'infanzia al cielo. Io capisco che i giovani siano indignati anche se sanno naturalmente che il problema è dappertutto. Anche se nella Chiesa è più scandaloso. Ma vorrei fare una riflessione».

Prego..
«Penso al rapporto della Pennsylvania dove si capisce che i primi 70 anni fanno riferimento a tanti preti che sono caduti in questa corruzione. In tempi più recenti però la corruzione è diminuita perché la Chiesa si è accorta che doveva lottare e agire in un altro modo. In tempi antichi queste cose si coprivano. Come si coprivano anche a casa, quando lo zio violentava la nipotina, o il padre violentava i figli. Si copriva, perché era una vergogna molto grave. Era un modo di pensare che c'era ma un fatto storico va sempre interpretato con l'ermeneutica dell'epoca in cui è avvenuto il fatto, e non con l'ermeneutica dell'oggi. Pensiamo a come venivano trattati in passato gli indigeni o pensiamo a come è cresciuta la coscienza per la pena di morte. Oggi abbiamo una altra sensibilità. Nel rapporto della Pennsylvania bisogna guardare alle proporzioni e si vede quando la Chiesa ha iniziato la prendere coscienza. Negli ultimi tempi ho ricevuto tante condanne da parte della Congregazione della Fede e ho sempre detto di andare avanti. E dopo una condanna non ho mai firmato nessuna richiesta di grazia. Su questo non c'è negoziato».

Tre giorni fa è stato firmato dal Vaticano un accordo con la Cina: può dare qualche informazione supplementare sul contenuto e spiegare perché alcuni cattolici cinesi, tra cui il cardinale Zen la accusano di avere svenduto la Chiesa al governo comunista di Pechino?
«Si è trattato di un risultato che andava avanti da anni e anni.

Il Vaticano ha lavorato tanto grazie a monsignor Celli, a padre Rota Graziosi, un umile curiale di 72 anni e poi il Segretario di Stato. Quando si fa un negoziato ambedue le parti perdono sempre qualcosa, questa è la regola, ma si va avanti. In questo caso si procede lentamente, con la saggezza dei cinesi. I casi dei vescovi sono stati studiati per bene e poi ho firmato. Lo stesso vale per l'accordo. Naturalmente penso alla resistenza dei cattolici che hanno sofferto: loro soffriranno ma hanno una grande fede. L'accordo lo ho firmato io, almeno le lettere plenipotenziarie dunque ne sono il responsabile».

© RIPRODUZIONE RISERVATA