Truffatore prometteva lavori in Vaticano: «Avrai il posto». Condannato un 67enne che vantava amicizie con i cardinali

Per far assumere il figlio della vittima le chiedeva continui bonifici di denaro

Truffatore prometteva lavori in Vaticano: «Avrai il posto». Condannato un 67enne che vantava amicizie con i cardinali
Truffatore prometteva lavori in Vaticano: «Avrai il posto». Condannato un 67enne che vantava amicizie con i cardinali
di Giulio Pinco Caracciolo
Lunedì 22 Gennaio 2024, 22:46 - Ultimo agg. 24 Gennaio, 08:37
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Per mesi, millantando conoscenze all’interno del Vaticano, ha ingannato una donna milanese di 59anni con continue richieste di denaro, fino a quando lei non ha deciso di sporgere denuncia. Angelo C., 67enne residente a Roma ma originario della Libia, è stato condannato ieri dal tribunale monocratico a tre anni e quattro mesi di reclusione per truffa. «Ora con l’aiuto di sinceri amici cardinali svolgo consulenze esterne, ben vengano. Perché mi devi rovinare tutto, è un mondo a parte lì»: questo l’ultimo messaggio inviato alla vittima, una volta che il vaso di Pandora era scoperchiato.

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LA VICENDA

Tutto inizia nell’aprile 2014, quando Maddalena (nome di fantasia) viene contatta via social dal 67enne che afferma di vivere nella Capitale con i figli e di essere un funzionario dell’ufficio stampa del Vaticano da oltre 30 anni. «Ho servito la Santa Sede con rettitudine», scriveva. Un uomo cortese ed educato che convince la donna a scambiarsi i contatti mail e cellulare. Lei con il passare dei giorni inizia a dar credito alle parole del perfetto sconosciuto e si lascia andare. Racconta della sua vita e del suo grande orgoglio: il figlio neolaureato in Storia presso l’Università Statale di Milano. Ed ecco che nella testa del truffatore si accende una lampadina. Inizia a snocciolare conoscenze, addirittura rapporti amicali, con diversi cardinali della Curia Romana. Lei è interessata a saperne di più e acconsente alla richiesta di inviare il curriculum vitae del figlio per sottoporlo a un prelato importante, presunto sovraintendente dell’ufficio dell’imputato. L’uomo prospetta un breve corso di tre settimane in Archivistica diplomatica presso l’Archivio segreto del Vaticano e poi subito pronto un posto di lavoro in ambito diplomatico in qualità di funzionario della Santa Sede presso l’Unesco. Tutto ovviamente con qualche piccolo costo da sostenere e tanti regalini per i prelati.

REGALI PRETESI

La donna è al settimo cielo è inizia a pagare. Prima duecento euro per il corso, cinquanta euro per i bolli e un “presente di ringraziamento” per il cardinale amico, per un totale di settecento euro. Poi le cose si complicano leggermente e alla questione si devono interessare, secondo il truffatore, altre figure importanti in Vaticano. E così i regalini si moltiplicano: a giugno altri seicento euro, a luglio ancora ottocento sempre tramite bonifico su una Postepay intestata all’imputato. Le richieste di denaro diventano sempre più insistenti e frequenti, così la donna si insospettisce e decide di andare a Roma per avere un incontro con i cardinali. L’uomo acconsente ma le chiede di acquistare un iPhone 5s come ultimo regalo. La donna il 13 giugno 2014 arriva nella Capitale decisa a vederci più chiaro. I due si incontrano e l’imputato, inizialmente cortese come sempre, chiede alla vittima di compilare un’istanza prima dell’incontro in Vaticano.

LA MINACCIA AL BANCOMAT

È a quel punto che la situazione degenera. Messo alle strette, all’improvviso strappa dalle mani della donna il pacco con il cellulare appena acquistato, poi le cinge un braccio intorno al collo e con fare minaccioso le chiede altro denaro. Maddalena è spaventata e disorientata e acconsente a comprare una scheda sim e una cover. Ma il 67enne vuole di più e la scorta a uno sportello bancomat. La donna finge di non ricordare il pin della carta, riesce a dileguarsi e raggiungere la stazione per tornare a casa il prima possibile. Dopo aver spiegato la situazione al figlio, decide di sporgere denuncia ai carabinieri di Monza che, per competenza territoriale, trasmettono gli atti alla stazione San Giovanni di Roma. Ieri mattina la condanna che ha accolto la richiesta di pena del pubblico ministero Gianluca Mazzei.

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