Alessandro Castellaccio, picchiato a morte da 3 romeni davanti a un bar: calci e pugni anche quando era a terra

La ricostruzione è basata sull'incastro delle testimonianze di avventori e passanti. Non ci sarebbero infatti immagini di telecamere sui momenti dell'aggressione

Alessandro Castellaccio, picchiato a morte da 3 romeni davanti a un bar: calci e pugni anche quando era a terra
di Elena Ceravolo
Mercoledì 28 Giugno 2023, 07:21 - Ultimo agg. 07:25
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Si stringe il cerchio intorno agli autori del pestaggio davanti ad un bar del centro storico di Tivoli che ha portato alla morte di Alessandro Castellaccio, deceduto sabato scorso a distanza di sei giorni a causa delle ferite inferte soprattutto alla testa da una scarica di calci e pugni seguita ad una prima lite a due. Tre al momento gli indagati, due dei quali identificati nei giorni successivi e con una posizione più grave. L'accusa è di omicidio. Il primo a finire nella rete dei carabinieri di Tivoli intervenuti dopo pochi minuti, trovato sul posto ferito e denunciato subito dopo, è stato il quarantunenne protagonista della discussione iniziale, un operaio incensurato, sfociata poi in un pestaggio con l'intervenuto degli altri due. Per la definizione esatta delle responsabilità che verranno contestate a ciascuno di loro bisognerà attendere la conclusione delle indagini, coordinate dalla procura di Tivoli, e i conseguenti provvedimenti del gip.

Alessandro Castellaccio pestato a morte da tre romeni davanti al bar, aveva chiesto: «Potete fare meno rumore?»

LA RICOSTRUZIONE

La ricostruzione è infatti basata sull'incastro delle testimonianze di avventori e passanti. Non ci sarebbero infatti immagini di telecamere sui momenti dell'aggressione. I tre, secondo quanto emerso già delle prime ore, più o meno coetanei tra di loro, facevano parte di una comitiva di cittadini romeni che nel tardo pomeriggio del 18 giugno si trovava in via Giuliani a bere delle birre e con la musica alta. Pare che la vittima li avesse ripresi: «Andatevene a casa vostra, qua non potete fare quello che vi pare». Poi la reazione («Stai zitto tu») e il primo pugno inferto dall'italiano. Quindi la furia inaudita degli altri due. Calci e pugni anche quando già era a terra, inerme. Un'azione immediata contro cui nulla sarebbero riusciti a fare nemmeno coloro tra i presenti, compresi alcuni connazionali, che avrebbero cercato di fermarli.
Ieri, sul caso, è intervenuto il vescovo Mauro Parmeggiani davanti a una città sconvolta e addolorata per la morte di Alessandro Castellaccio, operatore socio-sanitario di 40 anni, residente da sempre nel centro storico dove era molto conosciuto, chiamato affettuosamente "Sceriffo".

Stessa zona in cui abitano gli aggressori.

 

IL MESSAGGIO

«Al di là dei motivi, che non conosco il messaggio del prelato - non è tollerabile che nel cuore della città, in pieno giorno, un giovane sia brutalmente pestato e per questo debba morire. Accanto alla preghiera per la sua anima e per i suoi cari, auspico che simili episodi non si ripetano. È sicuramente grande l'impegno delle forze dell'ordine ma forse occorre incrementare la prevenzione. Auspico che la giustizia faccia il proprio corso e che ai colpevoli di tale efferato crimine vengano applicate giuste pene perché abbiano tempo per ravvedersi e cambiare stile di vita. Nel contempo faccio appello alle istituzioni e a tutti i cittadini di buona volontà affinché stringano un patto educativo per far cessare per sempre il linguaggio della violenza inumana per cedere il passo a una cultura della solidarietà, del dialogo e della tolleranza».
Una fiaccolata in memoria di Alessandro dovrebbe svolgersi la prossima settimana su iniziativa del Comune, da dove è arrivato il cordoglio del sindaco Proietti.

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