Salerno, Manuel morto in mare a Erchie: ancora misteri, serve più tempo per le indagini

Per la morte del giovane chef di Pontecagnano indagati due amici: soltanto la perizia medica aiuterà a comprendere la dinamica dell'incidente

Manuel Cientanni
Manuel Cientanni
di Viviana De Vita
Venerdì 16 Febbraio 2024, 10:16
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Si allungano le indagini per la morte di Manuel Cientanni, il 29enne di Pontecagnano, cuoco della Lega Navale di Salerno, vittima, lo scorso 14 agosto, di un terribile incidente in barca che lo ha fatto inabissare nel mare tra Erchie e Cetara per poi riemergere in avanzato stato di decomposizione solo 48 giorni dopo. I periti Orazio Cascio di Catania – medico legale – e Luigi Agozzino di Napoli – anatomopatologo – nominati dalla Procura per effettuare l’esame autoptico sulla salma del giovane al fine di accertare la precisa dinamica del tragico incidente, hanno chiesto ai sostituti procuratori Morris Saba e Alessandro Di Vico, titolari del fascicolo, una nuova proroga per il deposito delle perizie. È la seconda richiesta dopo la scadenza dei termini fissati dalla Procura che aveva dato ai periti 90 giorni di tempo per elaborare le conclusioni.

GLI ESAMI

L’esame autoptico si era però da subito rivelato particolarmente complesso a causa del drammatico stato in cui la salma del giovane chef era stata restituita dal mare dopo essere stata lacerata dall’elica del motore. Proprio le condizioni in cui è stato rinvenuto il cadavere del ragazzo, rendono gli esami dei periti particolarmente complessi tali da richiedere altro tempo. Entro la fine di febbraio i consulenti dovrebbero però riuscire a chiudere il cerchio elaborando le loro conclusioni che si riveleranno cruciali per comprendere appieno le circostanze della morte del giovane di Pontecagnano. Un’ulteriore perizia sarà poi consegnata anche dal consulente di parte, il dottor Fernando Chiumiento, primario di Terapia intensiva del Dea della Piana del Sele, nominato dal legale della famiglia della vittima, l’avvocato Giovanni Sofia. Restano ancora aperti, dunque, i tanti interrogativi sulla morte del 29enne caduto in mare dalla barca su cui viaggiava con due amici, un 19enne marocchino e un 33enne russo. In base ai primi esami effettuati sulla salma, la morte del giovane chef è sopraggiunta a causa del violentissimo impatto del natante che, colpendo la parte sinistra della testa del giovane, ha provocato lo sfondamento del cranio. L’autopsia effettuata sul corpo restituito dal mare si concentra sull’evidente frattura al cranio, situata sulla parte sinistra della tempia, e sul taglio all’arteria brachiale della spalla corrispondente. Solo dopo il deposito delle conclusioni dei periti, a cui si aggiungeranno le relazioni dell’ingegnere informatico a cui è toccato analizzare il telefono sequestrato al 19enne marocchino che si trovava sulla barca in compagnia della vittima, la Procura avrà tutti gli elementi per poter chiudere le indagini. Omicidio colposo, distruzione di cadavere e omissione di soccorso sono le imputazioni provvisorie ipotizzate dalla Procura a carico dei due amici, assistiti dall'avvocato Francesco Oliveto, che in quella tragica giornata erano in barca con Manuel – un lavapiatti 19enne originario del Marocco, ed un 33enne russo residente a Battipaglia. Le stesse ipotesi di reato sono contestate al proprietario della società di noleggio alla quale i tre si erano rivolti per affittare lo scafo da 40 cavalli sul quale hanno viaggiato.

I DUBBI

I nodi da sciogliere restano quindi tanti: la Procura dovrà anche accertare chi dei due indagati, al momento del fatto, si trovasse alla guida dell’imbarcazione. In base alla prima ricostruzione effettuata dagli inquirenti, era il 19enne a guidare mentre il giovane dell’Est si sarebbe subito buttato in mare per soccorrere l’amico. Un altro mistero resta il luogo del ritrovamento del cadavere, a un miglio dalla costa di Erchie, quasi nello stesso punto in cui era scomparso. Le operazioni di ricerca erano cominciate lo stesso pomeriggio del 14 agosto ma di Manuel, nessuna traccia, nemmeno nei giorni successivi quando le ricerche sono continuate con la motovedetta della Guardia Costiera. Il suo corpo straziato è stato restituito dal mare solo lo scorso 2 ottobre: forse, per 48 lunghissimi giorni, è rimasto incastrato tra gli scogli e le alghe per poi staccarsi in seguito al deterioramento.