Imprenditore condannato per molestie
sessuali su una aspirante segretaria

Imprenditore condannato per molestie sessuali su una aspirante segretaria
di Nicola Sorrentino
Sabato 18 Dicembre 2021, 06:30 - Ultimo agg. 17:43
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Da Udine con la speranza di trovare lavoro, ma una volta a Cava, sarebbe stata minacciata e poi molestata sessualmente da chi quel lavoro glielo aveva promesso. Ieri mattina, il tribunale di Nocera Inferiore ha chiuso in primo grado il processo nei riguardi di un 48enne di Sarno, imprenditore, condannato a 3 anni e 4 mesi di carcere per violenza sessuale. All’epoca, la vittima aveva 19 anni. Era il mese di dicembre del 2013, i fatti si sarebbero consumati all’interno dell’appartamento dell’imputato, a Cava de’ Tirreni.

La difesa, rappresentata dal legale Anna Paciullo, aveva chiesto l’assoluzione, a dispetto dei 7 anni dell’accusa, in ragione di una serie di incongruenze e contraddizioni emerse dalle indagini e dal racconto, in aula, della vittima.

La giovane, quel giorno, giunse in treno per svolgere una settimana di prova per un lavoro nell’azienda di famiglia dell’imputato. Giorni prima, i due avevano scambiato diversi messaggi sul telefono. Sarebbe stato l’uomo a convincerla a trasferirsi al Sud, con la disponibilità di un alloggio a Cava de’ Tirreni. I due si incontrarono fino all’interno dell’abitazione. Poi, l’uomo avrebbe tentato degli approcci violenti sulla giovane, dietro minaccia di un paio di forbici, messe al collo della ragazza. Da lì, palpeggiamenti sul corpo, fino alle parti intime. La vittima - stando al suo racconto - sarebbe riuscita a liberarsi e a fuggire. Raggiunse così la stazione ferroviaria, dopo che un 60enne acconsentì a darle un passaggio, raccontando agli agenti della Polfer solo per sommi capi cosa le fosse accaduto. Infine, salì su di un bus per Potenza per tornare a casa. La difesa ha contestato punto per punto il racconto della vittima, che il collegio giudicante di Nocera Inferiore ha potuto registrare solo dopo molti rinvii. 



L’avvocato dell’imputato ha sottolineato la stranezza di una concessione di un alloggio aziendale ad una ragazza che avrebbe svolto il semplice ruolo di segretaria. Inoltre, la giovane spiegò di aver avuto i vestiti strappati e graffi alla gola, quando fuggì. Nulla di questo fu riscontrato dagli inquirenti, ad eccezione dei graffi, comparsi su alcune fotografie qualche giorno dopo. La giovane ha ammesso ai giudici di non ricordare se avesse preso o meno un passaggio da un uomo, mentre fuggiva. E non confermando, se non dopo diverse domande, di essere stata minacciata con un paio di forbici. Inoltre, le indagini non dimostrarono se l’imputato si trovasse o meno a Cava de’ Tirreni, ritenendo insufficiente come elemento di prova la sola testimonianza della ragazza. Non escludendo che l’incontro tra i due potrebbe anche non essere mai avvenuto. Il tribunale ha ritenuto l’uomo colpevole. La difesa ha già preannunciato appello.

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