Gli autori del lavoro hanno raccolto i dati relativi agli interventi di angioplastica coronarica eseguiti nelle quattro settimane dopo il primo caso confermato di infezione da SARS-Cov-2 in Campania (27 Febbraio) e li hanno confrontati con quelli eseguiti nelle quattro settimane antecedenti e con quelli effettuati durante lo stesso periodo nel 2019. Il dottor Raffaele Piccolo, dirigente medico e ricercatore in Cardiologia all'Università Federico II e primo autore del lavoro, spiega: «Nei venti centri di Cardiologia interventistica campani che hanno partecipato al lavoro, sono state eseguite circa 1800 angioplastiche dal 30 gennaio al 26 Marzo 2020. Dall'inizio della pandemia da SARS-Cov-2, abbiamo osservato una riduzione delle procedure di più del 30% rispetto al periodo antecedente e allo stesso arco temporale dello scorso anno. Tale riduzione è stata uniforme attraverso la nostra regione ed è arrivata fino al 50% nelle sole prime due settimane di lockdown». Lo studio ha inoltre evidenziato particolari categorie a rischio più elevato di ridotto accesso alle cure: «Le donne - aggiunge Esposito - e i soggetti di età superiore ai 55 anni sono i sottogruppi nei quali abbiamo osservato le riduzioni maggiori di interventi di angioplastica per infarto a seguito della diffusione del COVID-19. Questo sottolinea l'importanza di sensibilizzare le categorie più vulnerabili alla richiesta tempestiva delle cure, tenendo conto soprattutto del fatto che la macchina dei soccorsi, organizzata nella Rete IMA non è stata alterata nell'organizzazione anche nei momenti più difficili».
La comunità cardiologica appare sempre più preoccupata da tale tendenza, considerando che in patologie quali l'infarto il trattamento è tempo-dipendente ed il buon esito può dipendere strettamente dalle prime fasi dei soccorsi.
Inoltre, i dati su scala nazione mostrano che solo il 30% circa dei pazienti con infarto accede alle cure mediante il 118, mentre la maggior parte si reca direttamente in pronto soccorso. « In era COVID-19 - conclude Esposito - la chiamata al 118 avrebbe anche l'ulteriore vantaggio di evitare, in caso di infarto, un possibile contatto con altri pazienti potenzialmente infetti nel pronto soccorso. Ora più che mai è fondamentale sostenere campagne di comunicazione per attivare la catena dei soccorsi chiamando il 118 in caso di sintomi di infarto del miocardico».