Cresce l'interesse per la chimica verde. Sono 834 le realtà, tra imprese, universitá e start-up, coinvolte nel settore della cosidetta chimica bio-based, cioè quella parte della chimica che utilizza materie prime biologiche rinnovabili invece che fossili. È quanto emerge dalla mappatura presente nel settimo rapporto sulla Bioeconomia, redatto dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo con Assobiotec-Federchimica e Cluster Spring, presentato oggi a Trieste. In particolare, si tratta di 84 università e centri di ricerca tra pubblici e privati, e circa 730 imprese (con più di 500 start-up), a cui si affiancano altre istituzioni ed associazioni con ruolo di supporto e promozione. Molti prodotti chimici bio-based, oltre ai vantaggi in termini di emissioni legati alla materia prima, sono anche biodegradabili e compostabili alla fine del loro ciclo di vita.
Un interesse, quello verso la produzione di composti chimici bio-based, che coinvolge tutti i settori della bioeconomia, da aziende chimiche (che costituiscono più del 40% delle imprese censite al netto delle start-up) alla filiera agro-alimentare, moda e imprese del legno e carta.