Paolo Bonolis, Notte fonda: «La mia tv pionieristica è diventata coloniale»

Alle 18.30 Bonolis sarà nel foyer del teatro Diana per presentare la sua seconda opera letteraria

Paolo Bonolis
Paolo Bonolis
di Luciano Giannini
Venerdì 25 Novembre 2022, 12:00
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Ci sa fare con le parole. Tanto da entrare nel Guinness dei primati. Nel 2010, al talent «Lo show dei record», riuscì in un minuto a pronunciarne 332, quelle dei Promessi sposi di Manzoni, il primo capitolo. In anni più recenti, spinto dalla maturità, che insegna a costruire una visione del mondo e della vita, ha trasformato quell'abilità in scrittura. E, dopo Perché parlavo da solo (Rizzoli, 2021) ecco, ora Notte fonda (Rizzoli). Oggi, alle 18.30, Paolo Bonolis sarà nel foyer del teatro Diana per presentare la sua seconda opera letteraria (ingresso gratuito fino a esaurimento dei posti). L'evento è organizzato dal Mondadori bookstore di via Luca Giordano, al Vomero e offrirà al pubblico vecchia e nuova generazione di un luminoso mestiere dello spettacolo, quello del conduttore: come ospite sarà presente Stefano De Martino, mentre Ida Di Martino, che fa lo stesso lavoro ma alla radio, modererà l'incontro. 

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Bonolis, perché questo libro? Quale pulsione l'ha indotta a scriverlo?
«Volevo che le riflessioni personali raccolte in Perché parlavo da solo, le mie convinzioni sulle illusioni che governano la vita fossero ancora più chiare.

Perciò, ho sviluppato un dialogo tra due persone, un uomo e una donna avvolti dalle ombre della sera e, poi, della notte, senza lasciarmi sedurre dal desiderio di descrivere gli ambienti circostanti. L'obiettivo è concentrare l'attenzione del lettore sul contenuto delle parole, limando al massimo il pensiero per renderlo comprensibile».

Un uomo e una donna passeggiano e parlano, dopo tanto tempo che non lo fanno. Di che cosa discutono?
«Di religione, politica, di tecnologia, di amore... Lo spunto, l'interesse, è tentare di stabilire un dialogo con Marco, il loro figlio, che è un convitato di pietra, un adolescente talmente ipnotizzato dalla tecnologia prêt-à-porter - lo smartphone, il tablet, il pc - da perdere il contatto con l'esterno. Padre e madre vorrebbero riportarlo a una realtà... come dire... analogica. Oddio, più lui che lei, che prova a giustificarlo accusando il marito di non avere più dialogo col figlio. Ma il ragazzo vive in un mondo alieno, cui gli adulti non riescono ad accedere».

Quanto c'è di autobiografico in «Notte fonda»?
«Il punto di osservazione. Vedo intorno a me una società, soprattutto quella più giovane, che sta mutando e si lascia travolgere dal digitale, perdendo competenze che appartengono all'uomo da milioni di anni. Per fortuna, sono immune. Io e mia moglie riusciamo a dare un certo equilibrio ai nostri figli, a far loro comprendere che prima del mondo virtuale, c'è quello vero».

Anche alla luce della sua esperienza personale, c'è speranza che due creature così diverse come maschio e femmina riescano a intendersi?
«Ma certo! La comprensione sta nella comunicazione interpersonale, nella volontà di ognuno di accettare le profonde differenze reciproche, e le aspettative. Senza contare che la bellezza della vita sta proprio nella diversità. E meno male che siamo differenti!».

Come vede la tv italiana oggi, rispetto ai tempi in cui conduceva «Bim bum bam»?
«È cambiata, ovviamente».

E in quale modo?
«Prima era esplorativa, pionieristica. Chi la faceva, cercava strade nuove. Ora è più... coloniale. Se un programma funziona, lo si lascia in onda. C'è minore propensione imprenditoriale al rischio. I format sono una garanzia, belli e pronti, già confezionati. Io ho potuto permettermi il lusso di rifiutarli, di scrivere i miei programmi; e, per ora, butta ancora bene».

Progetti televisivi?
«Lavoro a una nuova edizione di Avanti un altro. Forse farò anche un Ciao Darwin, ma gli anni passano in fretta. Continuerò, ma mi sa che farò sempre meno; fino a smettere».

Davvero ha intenzione di ritirarsi?
«È diverso tempo che ci penso ma, poi, sa... ci ripenso. Fin quando continuerò a divertirmi, perché fermarmi?».

Infine, una sua sensazione su Napoli.
«Eccellente. Mia madre è di Salerno, conosco la Campania, Napoli un po' meno, ma il suo spirito, le sue atmosfere sono sempre gradite. Che dire... siamo meravigliosamente terroni, come ci chiamano quelli lassù». 

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