«Ci sono dei fatti di cronaca, come quello della giovane Vanessa Russo, che sono e restano una realtà presente nel nostro orizzonte ma spesso assente dal dibattito politico. Una realtà che resta tra le vicende sospese, una parentesi dimenticata o addirittura cancellata, per poi risultare prepotente quando diventa parte della maionese impazzita della politica che la utilizza o per nasconderla o per farne un caso. È questa la cosa più sconvolgente: anche sui casi di cronaca o si fa propaganda o si nasconde la polvere sotto il tappeto per fare finta di niente».
A sottolineare questo aspetto del frullatore quotidiano dei fatti che accadono è Pietrangelo Buttafuoco, scrittore e giornalista, che ha ricostruito la vicenda di Vanessa Russo come narratore, ripercorrendo in maniera visiva i luoghi, gli spazi e attraversando le strade in cui si è verificato il dramma nella docuserie in esclusiva su RaiPlay. «Ognuna delle storie che abbiamo deciso di raccontare con “Ossi di Seppia, il rumore della memoria” – spiega il direttore di RaiPlay, Elena Capparelli - è in grado di darci una prospettiva di lettura dei fatti che spesso ci insegna qualcosa, o quanto meno ci fa riflettere».
Vanessa fu uccisa nell’indifferenza generale da un colpo di ombrello.
Nell’indifferenza generale la vittima si copre con le mani il viso e cade a terra, mentre le due si allontanano lasciandola sola in un lago di sangue. Le due rumene sapranno solo il giorno dopo che Vanessa è morta per quel colpo dato con l’ombrello che le ha sfondato il cranio.