Stefano De Martino, il giorno più bello: «Il cinema è ok ma la mia casa è la televisione»

Stefano De Martino, il giorno più bello: «Il cinema è ok ma la mia casa è la televisione»
di Oscar Cosulich
Mercoledì 8 Giugno 2022, 12:00
4 Minuti di Lettura

Tutto deriva da «C'est la vie Prendila come viene» la commedia francese diretta nel 2017 da Olivier Nakache ed Éric Toledano, di cui è il remake «Il giorno più bello», debutto alla regia di Andrea Zalone (attore, doppiatore e autore televisivo, noto soprattutto per la collaborazione con Maurizio Crozza avviata nel 2006). Il film, nelle sale da domani (distribuito in 300 copie da 01 Distribution), racconta le vicissitudini del wedding planner Aurelio (Paolo Kessisoglu) che, prima di vendere la società di famiglia, deve organizzare l'ultimo matrimonio della sua carriera, quello tra Pier (il campano Stefano De Martino, nato a Torre del Greco) e Chiara (Fiammetta Cicogna). Nel suo sgangherato staff ci sono l'assistente Adele (Violante Placido), il cantante Billy (Lodo Guenzi), il fotografo Giorgio (Luca Bizzarri) marito di Serena (Valeria Bilello), storica collaboratrice (e amante) di Aurelio. Quando Aurelio scopre che il dottor Musso (Carlo Buccirosso), l'acquirente cui sperava di vendere la società, è il padre della sposa, dovrà fare di tutto per evitare che la cialtronaggine dei suoi collaboratori mandi in fumo i suoi piani, ma gli incidenti saranno più numerosi delle portate del pranzo di nozze. Abbiamo parlato con Stefano De Martino che, prima di iniziare il suo tour per le piazze d'Italia nel programma di Raidue «Summer Hits - Musica dell'estate», si è concesso questa divagazione attoriale.

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De Martino, lei è un ballerino, un modello, un conduttore televisivo. Ora è diventato anche attore, prendendo il ruolo che nell'originale francese era di Benjamin Lavernhe. È l'inizio di una nuova carriera?
«No, non sono diventato un attore.

Non basta certo una parte in un film per fare di qualcuno un vero attore e, aggiungo, questa è una fortuna, perché ho troppo rispetto per chi fa questo lavoro e non oso paragonarmi a loro. Io mi sono avvicinato al mondo del cinema con uno spirito di curiosità, dopo dieci anni di televisione ormai quei ritmi li conosco, mentre quelli del cinema non li avevo mai sperimentati in prima persona, ma solo per sentito dire».

E che effetto le ha fatto?
«Andrea Zalone, proprio per la sua lunga esperienza televisiva, mi ha messo subito a mio agio, così come Luca e Paolo, anche loro sempre a cavallo tra tv e cinema. Ho dovuto recitare davvero, perché ho poco in comune con il mio personaggio, che è un egomaniaco mammone, mentre io sono andato via di casa a sedici anni. Posso dire che mi sono sentito un po' come quello che quando manca un giocatore a calcetto è chiamato all'ultimo per sostituirlo. Non ho segnato nessun goal, ma penso di non aver neppure fatto perdere la squadra».

Zalone ha detto che ha scelto i protagonisti uno per uno, quindi ha pensato a lei fin dall'inizio. Quando nel film lei vanta un concorso di ballo vinto a Cuneo sembra un chiaro omaggio a Totò. Di chi è stata l'idea?
«La battuta era già nella sceneggiatura ed è proprio un omaggio a Totò, adattato al fatto che sono ballerino e campano. Del resto anche nel finale si è fatto in modo che la mia esperienza della danza diventasse un elemento parodistico. Il mio Pier è un impiegato frustrato che sogna il palcoscenico».

Lei sul palcoscenico è stato a lungo anche con Biagio Izzo e Francesco Paolantoni. Dove si trova meglio?
«Io sento la televisione come la mia casa, mentre del teatro amo il fatto che sia uno spettacolo dal vivo, dove ogni sera hai un pubblico diverso e c'è sempre un imprevisto che ti obbliga ad improvvisare qualcosa, vivendo il momento presente. È quell'imprevedibilità che mi piace, perché io tendo ad annoiarmi facilmente».

Quindi i tempi morti dei set cinematografici non fanno per lei?
«Sul set di Il giorno più bello volevo imparare. Già solo assistere a come lavora un maestro come Carlo Buccirosso è stata un'esperienza preziosa. La sua professionalità, anche quando doveva girare solo un piano d'ascolto, mi ha fatto capire quanta disciplina serva per recitare al cinema. Come mi spiegavano sul set, una delle cose che tutti amano ripetere è che l'attore è pagato per le attese, recitare è gratis».

Nelle sua prossima tournée estiva è prevista anche una tappa napoletana?
«No, ma sarò comunque a Napoli ospite a Piazza del Plebiscito del mio amico Gigi D'Alessio il 17 giugno, per Uno come te - Trent'anni insieme, il concerto che celebra i suoi 30 anni di carriera. Sarà una gioia festeggiare insieme». 

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