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Juventus penalizzata di 15 punti, ecco perché è un bel segnale per il calcio italiano

Le accuse dei magistrati sono pesantissime e non riguardano solo le fittizie plusvalenze

L'ex presIdente Andrea Agnelli
L'ex presIdente Andrea Agnelli
di Francesco De Luca
Articolo riservato agli abbonati
Sabato 21 Gennaio 2023, 08:00 - Ultimo agg. : 22 Gennaio, 08:09
4 Minuti di Lettura

Un colpo durissimo, ma non completamente inatteso. Era immaginabile che sulla base del materiale raccolto dai pm di Torino nell'ambito dell'inchiesta Prisma vi fossero elementi nuovi, e più gravi, rispetto a quelli che nella scorsa primavera avevano portato all'assoluzione della Juve e di altri club. Le accuse dei magistrati sono pesantissime e non riguardano soltanto le fittizie plusvalenze.

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Il quadro - al contrario di quanto avevano sostenuto i legali bianconeri - è nettamente peggiorato. Il Cda guidato da Andrea Agnelli aveva da tempo rassegnato le dimissioni. Ma questo ovviamente non poteva bastare alla giustizia sportiva, come a quella ordinaria che presto aprirà il processo (l'udienza preliminare è fissata il 27 marzo). Duri anche i provvedimenti a carico di quei dirigenti che hanno appena lasciato il club, con richiesta di estendere la sanzione anche a livello internazionale: Agnelli fuori per due anni; l'ex manager Paratici per 30 mesi. Chiné era stato chiaro: la Juve, in base alle plusvalenze fittizie adoperate a partire dal 2019 per sistemare i bilanci, non dovrà partecipare alle coppe 2023-2024. In attesa del ricorso al Collegio di garanzia del Coni si dovrà valutare se ci saranno provvedimenti immediati dell'Uefa: la Juve è attesa dal doppio round con i francesi del Nantes in Europa League, cosa accadrà? Ceferin, che aveva messo nel mirino l'ex amico Agnelli quando era diventato l'unico italiano sostenitore della SuperLega, aveva già aperto un procedimento. 

È il momento di maggiore sofferenza per il club dopo l'estate del 2006, quando fu decisa la retrocessione in serie B nell'ambito dell'inchiesta Calciopoli. Per troppo tempo queste bolle finanziarie sono state tollerate o, peggio, ignorate. E non è un caso che, come era accaduto allora, sia stata la giustizia ordinaria a mettere quella sportiva sulla strada verso pesanti condanne. Il processo riguardava soltanto la Juve perché le altre 8 società per cui era stato chiesta la riapertura del procedimento di aprile sono state assolte. Fanno sorridere, a leggerli oggi, i commenti di presunti esperti sui punticini che sarebbero stati tolti alla Juve, o addirittura sulla sua piena assoluzione. La decisione del collegio della Corte federale è il segnale di una giustizia sportiva che vuole essere netta e immediata, senza subire alcun tipo di influenza. 

La Juventus scivola così a 22 punti, quanti ne hanno Bologna ed Empoli, e a -25 dal Napoli capolista, che chiude il girone d'andata - già vinto - a Salerno, campo ancor più difficile dopo gli otto gol incassati a Bergamo e le tensioni che affollano lo spogliatoio granata, dal quale il tecnico Nicola è uscito e rientrato nello spazio di poche ore. La differenza di valori è netta, testimoniata dalla classifica, però Spalletti non si fida. Il migliore attacco (Napoli: 44 reti) contro la peggiore difesa (Salernitana: 35) vuol dire poco se il confronto è un derby, a cui i tifosi granata attribuiscono da tempo particolari significati. Nicola - 2 punti nelle ultime sei giornate - sa che deve dare una risposta immediata, meritando la fiducia che gli ha confermato Iervolino dopo un paio di giorni di riflessione. E questo vuol dire anzitutto evitare di scoprirsi troppo, come è accaduto nelle partite contro Milan, Torino e Atalanta: già nelle prime due vi sarebbero state goleade se il portiere Ochoa non avesse fatto il fenomeno. L'avversario è il peggiore possibile: il Napoli sfrutta meglio di tutti gli spazi, ne sono una prova i gol segnati alla Juve nel precedente turno di campionato.

Anche Spalletti aspetta un segnale dai suoi dopo l'eliminazione dalla Coppa Italia, che può essere ritenuta un incidente di percorso - l'assetto e l'anima della squadra erano stati profondamente cambiati con 10 nuovi giocatori - dal momento che per il Napoli c'è un solo vero obiettivo: riportare qui lo scudetto dopo oltre trent'anni. Questo è possibile non soltanto vincendo gli scontri diretti ma anche non perdendo la battuta nelle partite con le squadre medio-piccole. Contro la Salernitana mancherà Kvaratskhelia, fermato dall'influenza, e ci sarà Elmas, che ha conquistato la fiducia del tecnico anche con i gol segnati a Samp e Juve. Il macedone si sta ritagliando sempre più spazio perché è un jolly, a seconda dei casi da piazzare al posto di Zielinski, Kvara e Politano. 

Nicola punta ad avere una squadra con equilibrio e coraggio, ecco perché schiererà sia Piatek che Dia, l'attaccante senegalese tornato al gol nell'infelice pomeriggio di Bergamo. Lui ha vissuto l'emozione del Mondiale, al contrario del bomber della serie A, Osimhen, che le sue reti ha potuto regalarle al Napoli. Victor ha tirato fuori il meglio di sé, adesso è un calciatore che «ha reazioni forti», come dice Spalletti. Lui e Nicola sono pronti a lottare, proprio così hanno detto, in questi 90': gli obiettivi sono differenti, il modo per conquistarli lo stesso. All'Arechi non ci saranno tifosi del Napoli: questa è la prima di quattro trasferte vietate dal Viminale dopo gli scontri sulla A1 con i romanisti. La tensione è alta a Salerno anche alla luce della disfatta di Bergamo. A Salerno, come a Napoli, chi guida il club va rispettato perché con proprietà forti non si rischiano quei rovesci societari che in tempi neanche tanto lontani hanno turbato queste due grandi piazze. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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