Pallotta, lascia il presidente della Roma meno amato dai tifosi: così è arrivato alla rottura con la piazza

Pallotta, lascia il presidente della Roma meno amato dai tifosi: così è arrivato alla rottura con la piazza
Pallotta, lascia il presidente della Roma meno amato dai tifosi: così è arrivato alla rottura con la piazza
di Gianluca Lengua
Giovedì 6 Agosto 2020, 13:14
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Non sarà stato il peggior presidente della Roma, ma sicuramente James Pallotta passerà alla storia come quello meno amato. L'imprenditore di Boston non è riuscito a farsi voler bene dai tifosi giallorossi che all’unanimità aspettavano con ansia la notizia della cessione a Dan Friedkin. Le frizioni sono cominciate quando Pallotta li ha definiti «Fucking idiots and assholes (fottuti idioti e str… ndc)», perché è stato esposto uno striscione in Curva Sud contro la madre di Ciro Esposito, il tifoso napoletano ucciso nella Capitale in occasione della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli del maggio 2014.

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Da quel giorno i rapporti sono andati a deteriorarsi, non solo perché Jim non è mai riuscito ad entrare in sintonia con la piazza (non ha mai imparato l’italiano, rarissimi i suoi viaggi nella Capitale), ma anche per i risultati sportivi non esaltanti. Ad eccezione di una semifinale di Champions League conquistata contro il Barcellona in cui Jim è stato portato in trionfo a piazza del Popolo con tanto di bagno nella fontana, non si annoverano trofei durante la sua gestione. Anzi, sono tante le figuracce inanellate dalla squadra nel corso degli anni: il primo anno umiliante di Luis Enrique, una finale di Coppa Italia persa contro la Lazio e una squadra mai competitiva per lo scudetto. A questo si aggiunge una gestione schizofrenica dell’area tecnica: decine i calciatori ceduti appena il valore del cartellino raggiungeva cifre interessanti. Tra i tanti si ricordano Salah, Alisson, Pjanic e Marquinhos. A questo si aggiunge una girandola di allenatori ingiustificata: ne sono stati cambiati 8 in otto anni.

Impossibile non ricordare il pessimo rapporto avuto con Francesco Totti e Daniele De Rossi: la dirigenza americana (Franco Baldini) si è presentata definendo «pigro» l’idolo indiscusso della tifoseria e permettendo che la sua avventura in giallorosso (da calciatore) finisse tra le polemiche. Totti, poi, è diventato dirigente della società, i suoi consigli raramente sono stati presi in considerazione ed è stato costretto a lasciare anche quell’incarico dopo una conferenza stampa al veleno. Storia diversa per De Rossi a cui non è stato rinnovato il contratto per un altro anno nonostante avesse le forze e le energie per continuare. Il centrocampista ha scelto di divorziare definitivamente dalla Roma e trasferirsi per cinque mesi in Argentina dove ha giocato con il Boca Juniors. Insomma, Pallotta ha fatto di tutto per non farsi ben volere, forse consigliato male da qualche dirigente o perché non ha mai avuto a cuore la Roma. Il suo business doveva essere lo stadio, ma i problemi legati alla politica e alla burocrazia italiana hanno fatto allungare i tempi in modo insostenibile. E così ha deciso di passare. 
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