Sexy gate, CR7 gioca in difesa
ma i tedeschi: «Centinaia di prove»

Sexy gate, CR7 gioca in difesa ma i tedeschi: «Centinaia di prove»
di Paola Del Vecchio
Venerdì 12 Ottobre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 20:03
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MADRID - È una macchina da guerra di gol e ne ha marcati finora 665 nelle 925 partite della sua formidabile carriera, in cui a 33 anni ha saputo reinventarsi da attaccante stellare a centravanti puro. Capace di radere al suolo ogni resistenza che incrocia sul campo, e con quattro reti e altrettante assistenze decisivo nella prematura fuga per lo scudetto della Juventus. Eppure, per Cristiano Ronaldo, l'effetto terapeutico e in altri tempi taumaturgico dei gol, coi quali ha sempre messo a tacere critici e detrattori, per la prima volta non basta a deviare il fiume in piena dello scandalo. Checché ne dica Massimiliano Allegri. «Cristiano a Udine ha giocato bene, ha fatto un gol straordinario», ha replicato ieri il tecnico della Juve a chi gli chiedeva come si gestisce il caso Ronaldo, con le accuse del presunto stupro mosse dalla modella Kathryn Mayorga a tenere banco a livello globale. «Ho già risposto in diverse occasioni sulla questione, credo sia giusto di parlare di altre cose», ha insistito l'allenatore. Ma come parlare d'altro mentre continua lo stillicidio di aggravi, smentite e prove a carico del calciatore, e le azioni del club bianconero continuano in caduta libera?
 
Piove sul bagnato dopo che ieri il tedesco Der Spiegel, il primo a pubblicare la notizia delle denunce per presunta violenza sessuale presentate dalla modella statunitense, è passato al contrattacco, respingendo l'aggressiva linea difensiva di Ronaldo, assunta dal penalista di Las Vegas Peter Christiansen. In un comunicato, il legale aveva sostenuto che le carte rivelate dal settimanale sull'accordo confidenziale sottoscritto nel 2010 dal fuoriclasse portoghese, che avrebbe pagato con 375mila dollari il silenzio della donna, fossero documenti digitali «rubati, fabbricati, facilmente manipolabili», se non «completamente inventati». «Ronaldo ha sempre sostenuto, come fa anche ora, che la natura di quanto accaduto nel 2009 a Las Vegas è stata di mutuo accordo», annotava il legale senza mai citare Kathryn Mayorga e la recente riapertura del fascicolo d'inchiesta da parte della polizia del Nevada. «Macché falsi, non abbiamo ragioni di credere che non siano autentici», la secca replica del settimanale tedesco, punta di diamante dell'inchiesta Football Leaks. Non solo. Ha rincarato la dose assicurando di avere «centinaia di documenti», tutti inerenti ai «fatti verificati meticolosamente e sottoposti al vaglio di uno studio legale».

E a respingere le accuse al mittente non è solo Der Spiegel ma anche il Real Madrid, dove CR7 ha militato per nove anni, che non ci sta a fare da capro espiatorio per fornite un alibi al portoghese. In una nota ufficiale sulla sua pagina web, il club merengue smentisce e annuncia azioni legali nei confronti del Correio de Manha, che, citando sempre fonti della difesa del calciatore, sosteneva che Ronaldo fosse stato indotto nove anni fa dalle pressioni ricevute dal Real Madrid a firmare l'atto extragiudiziale di riparazione della presunta violenza sessuale. Un'informazione bollata ai piani alti di Chamartin come «categoricamente falsa e che tenta di danneggiare gravemente l'immagine del nostro club». «Il Real Madrid non era per nulla a conoscenza dei fatti relativi a Cristiano Ronaldo e, pertanto, non ha potuto esercitare alcuna pressione», si legge nel comunicato. «Abbiamo chiesto una rettifica totale da parte del media citato», conclude la nota.

I Blancos non nascondono lo stupore per una tattica che mira ad alleggerire l'attaccante dalle responsabilità e a scaricarle sul club, con una tesi peraltro difficilmente dimostrabile.

E la guerra aperta dall'ex stella merengue si annuncia senza esclusioni di colpi, perché Ronaldo (che secondo la stampa portoghese sarebbe disponibile a raccontare la propria versione dei fatti agli inquirenti portoghesi) rischia grosso: fino all'ergastolo nello stato del Nevada, se dovesse essere confermata l'accusa di stupro. Secondo Larissa Drohobyczer, una degli avvocati che difende la presunta vittima, la Mayorga «mostrò gravi sintomi di angoscia emozionale, depressione, pensò finanche al suicidio», dopo il rapporto sodomita e violento cui l'avrebbe sottomessa il calciatore il 13 giugno 2009 nel resort di Las Vegas. E se firmò l'accordo confidenziale in cambio di denaro, fu perché «la sua condizione emotiva era tale da non poter partecipare in maniera ragionevole nel negoziato», sostiene l'altra legale di parte lesa, Leslie Stovall, decisa a mettere Cristiano Ronaldo alle corde.

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