Spalle al muro. Come mai fino ad adesso. Dopo l’ultimo perverso disastro con il Bologna, De Laurentiis ha deciso che bisogna almeno fare un tentativo disperato perché serve una mossa “alla Benitez” o “alla Ancelotti” per ribaltare ancora una volta il tavolo, per riaccendere la gioia: e in queste ore, quindi, tornerà all’assalto di Antonio Conte dopo averlo messo da parte troppo in fretta.
Sconsolato, triste, infuriato. Quei cori contro, quella ferita che si riapre della contestazione. Il finale di campionato sta decidendo per De Laurentiis, al di là di quello che aveva in mente. Non c’è tempo da perdere, neppure un secondo. Il patron esce allo scoperto, dopo aver essere colato a picco al Maradona. Ora c’è bisogno di un colpo di scena. Non basta il film sullo scudetto: ha capito che deve fare qualcosa per provare a chiudere in fretta l’accordo con l’ex ct dell’Italia, per placare la delusione di una città che vede il futuro, oltre che il presente, nero. Nerissimo. Ha sentito le voci della contestazione, non ne è rimasto indifferente. È andato via in un lampo.
Ce l’ha con la squadra, molti verranno mandati via in quella che sarà una rivoluzione senza precedenti nella storia azzurra. Ma serve l’uomo giusto, quello che possa dare una iniezione di entusiasmo, uno che prenderà questa squadra e la rivolterà come un calzino. Dunque, ha iniziato a programmare un vertice nei prossimi giorni, da dentro o fuori con Conte e i suoi agenti. Dopo i lunghi silenzi di queste settimane, l’allenatore pugliese ha mandato emissari per far capire a De Laurentiis che le sue pretese per l’ingaggio non sono quelle dei tempi d’oro del Tottenham. E anche la durata: va bene anche un biennale. Insomma, tutte le condizioni per trattare. Ma non è semplice, qua serve una svolta rapida. Perché le idee non sono ancora molto chiare: De Laurentiis è pronto ad andare all’assalto di Antonio Conte, consapevole che il suo sì non è scontato anche per il clima che c’è adesso nel Napoli e attorno al Napoli. E perché sa che pesa il progetto che De Laurentiis illustrerà.
Ma c’è una riapertura a Conte con appuntamento nei prossimi giorni. Però il presidente manda ancora segnali di fumo a Gasperini che non resta indifferente alla corte del Napoli, motivo per cui resta saldamente in corsa. Le anime nel club sono diverse: se fosse data carta bianca al ds in pectore Manna, invece, l’allenatore prescelto sarebbe Vincenzo Italiano che dopo Atene lascia la Fiorentina. Manna ha già più di una promessa con Italiano, ma sa che deve aspettare perché questo è un club molto verticistico. Tuttavia lui l’allenatore giusto lo ha suggerito e bloccato: Italiano. Poi c’è anche una spinta importante, quella del fedelissimo di De Laurentiis, l’ad Chiavelli che un anno fa accarezzò il sogno Nagelsmann e quest’anno spinge (e non poco) per Stefano Pioli, pronto a lasciare il Milan. De Laurentiis si fida solo di Chiavelli, è un binomio solidissimo nel mondo del calcio. I tifosi vogliono che si faccia presto. Qui, nello stadio semivuoto, dove persino gli abbonati non mettono più piede, c’è solo una domanda. Ovvero chi raccoglierà queste macerie.
Sale sulla ferita
Come se non bastassero i guai, ci pensa Spalletti a dare il colpo di grazia. Altro che “troppo amore”. Le verità nascoste lentamente vengono a galla. Piano piano, ma prima o poi Luciano Spalletti racconterà a tutti perché ha lasciato il Napoli. Ovvero, per il rapporto ormai divenuto impossibile con De Laurentiis, perché i due hanno vissuto da separati in casa fin da novembre, quando poi Spalletti scelse di andarsene a vivere “in esilio” a Castel Volturno. «Non sono andato via da Napoli per timore di quello che ho conquistato. Noi a Napoli avevamo tutto per dare seguito a ciò che abbiamo vinto. Bisognerebbe essere a conoscenza di tante cose. Io voglio bene a tutti, perdono tutti, ma non dimentico. Non dico perché sono venuto via, ma non per paura. Ho avuto i miei motivi». Il ct dell’Italia è intervenuto al World Meeting on Human Fraternity al Salone d’Onore del Coni. Perdona ma non dimentica. Insomma, è la prima vera confessione: non sarebbe mai andato via da Napoli. Non fa il nome di De Laurentiis, ma anche le pietre hanno capito. «Vincere quella cosa lì a Napoli è particolare. Non ricordo le coppe, ma i visi pieni di gioia della gente li saprei dipingere. Noi abbiamo vinto non per merito mio, ma per merito di una città che ha una passione tremenda», conclude. Ma è solo la prima puntata: altre ne arriveranno.