Città del Vaticano – E' l'ennesima doccia fredda per il Vaticano quella che arriva dal Cremlino. Dopo le parole del Papa su Ceceni e Buriati – da lui definiti popoli crudeli - le trattative in Vaticano per Mosca restano sostanzialmente inopportune. «La Russia non può considerare il Vaticano come un luogo per possibili negoziati tra i rappresentanti di Mosca e Kiev. Temo che i miei fratelli ceceni e buriati e io stessa non l'abbiamo apprezzato. Per quanto ricordo, nessuno ha pronunciato parole di scuse dal Vaticano» ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Anche l'ennesimo messaggio di speranza lanciato stamattina dal cardinale Pietro Parolin mentre usciva da un convegno dedicato alla figura di Giorgio La Pira è andato a vuoto. Le imprese spirituali e politiche di La Pira, leggendario sindaco cattolicissimo candidato alla santità che negli anni Cinquanta riusciva a dialogare con il Pcus in piena Guerra Fredda sbriciolando le barriere della cortina di ferro, sembrano lontane anni luce. Oggi la diplomazia personale di Papa Francesco sembra impotente. Un buco nell'acqua.
FLOP
Il Segretario di Stato Parolin, questa mattina aveva ripetuto che il Vaticano poteva essere certamente un luogo adatto per organizzare un incontro tra le parti, una conferenza di pace, un terreno per facilitare uno scambio. «Siamo pronti, il Vaticano potrebbe essere la sede giusta per questo.
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«Abbiamo cercato di offrire possibilità di incontro per tutti e di mantenere equilibrio in tutto questo. Ci siamo riusciti? Difficile saperlo, ma credo che la volontà è quella di offrire uno spazio in cui le parti possano incontrarsi e avviare dialogo senza precondizioni». A suo parere le parti sembrano più interessate a perseguire la vittoria che la pace. «Una pace che nasce dalla vittoria, costerà un prezzo enorme. Non vorrei si realizzasse quello che dicevano gli antichi romani: 'Ubi desertum faciunt, ibi pace appellant'. Noi vogliamo una pace dove fioriscono diritti e giustizia", ha osservato.
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Parolin poi si è soffermato anche sulla commozione del Papa a piazza di Spagna il giorno dell'Immacolata quando parlando dell'Ucraina è sembrato essere scosso da tremiti:«In tanti sono rimasti colpiti dalla sua commozione vissuta in profondità. Riuscirà a fare breccia? Speriamo, a volte le lacrime riescono a smuovere anche i cuori induriti. Ma, ad oggi, non si vedono sviluppi degni di menzione.Attualmente non credo ci siano molte condizioni, dobbiamo sperare contro ogni speranza».
UCRAINA
Se Mosca innalza muri, anche Kiev non sembra essere da meno. «La triste verità è che non è ancora arrivato il momento per una mediazione» ha detto alcuni giorni fa il ministro degli Esteri dell'Ucraina Dmytro Kuleba, parlando con un gruppo di giornalisti cattolici. «Se vuoi la pace, non mandi missili ogni settimana per distruggere le nostre infrastrutture, non continui a mandare militari per catturare le nostre città, non annetta territori che sono di altri. Arriverà il momento della mediazione e se la Santa Sede vorrà partecipare sarà benvenuta». Kuleba aveva poi criticato duramente la posizione di equidistanza tenuta da Papa Francesco in questi mesi: «Ricordiamo che la Russia è l'aggressore e l'Ucraina la vittima. Non possiamo essere messi sullo stesso piano, altrimenti si crea un messaggio sbagliato, come se entrambi fosssero responsabili della guerra. Non si può insistere sul concetto di fratellanza, non siamo fratelli. È come Caino e Abele. Hanno violato tutte le leggi di Dio nel nostro territorio»
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