Gigi D'Alessio e il vino: «Io, Pino Daniele, Al Bano e il vino rosso:le nostre bevute dopo i concerti»

«Produco trecento bottiglie all'anno e le regalo agli amici»

Gigi D'Alessio
Gigi D'Alessio
di Maria Chiara Aulisio e Gerardo Ausiello
Venerdì 10 Maggio 2024, 12:00 - Ultimo agg. 20:00
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Sorridente, pieno di energia, strenuo difensore della napoletanità e del gioco di squadra. Se fosse un rosso Gigi D’Alessio sarebbe una bottiglia particolare, un vino capace più di altri di unire, a tavola e nella vita, di rinsaldare amori e far sbocciare amicizie: il Gragnano, riuscitissimo blend di Piedirosso, Sciascinoso e Aglianico. Un classico della tavola partenopea, amato anche da Scarpetta e Totò che gli rendono omaggio in Miseria e nobiltà (don Pasquale il fotografo dice a Felice Sciosciammocca lo scrivano la celebre frase: “Assicurati che sia Gragnano. Tu lo assaggi, se è frizzante, lo pigli, sennò desisti”). Ed è proprio la briosità il principale pregio del cantante napoletano, che ha fatto dell’amicizia e delle collaborazioni con altri artisti uno dei suoi tratti distintivi: basti pensare alle tante collaborazioni e ai numerosi duetti che entusiasmano il pubblico nei suoi concerti. A proposito di show, D’Alessio tornerà a fine giugno al Plebiscito con il numero record di sette date.

Se invece fosse un bianco non potrebbe che essere un altro vitigno partenopeo. Già, perché riesce difficile immaginare un paragone che non tenga conto del profondo legame di D’Alessio con la terra d’origine che, pur vivendo nel Lazio, continua ad amare e a frequentare assiduamente. Un legame indissolubile, che si alimenta costantemente e che offre sempre nuova linfa alla creatività del cantante. E allora, proprio in omaggio al suo orgoglio e alla fierezza partenopea, lo abbiniamo a un Greco di Tufo, una delle eccellenze vitivinicole della Campania, anche se Gigi ci ha confessato, in tutta onestà, di preferire al Greco la Falanghina.

De gustibus non disputandum est. E allora cin cin, ma, come raccomanda D’Alessio, sempre con moderazione.

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«Bevo tutto ma la Catalanesca del Monte Somma mi piace assai. È un vitigno un po’ meno conosciuto, in Campania ce ne sono di più famosi, eppure il vino a cui dà origine è di grande qualità».

Catalanesca e baccalà, l’abbinamento è imprescindibile. 
«Non si può bere la Catalanesca senza ’o baccalà. State a sentì a me, andate a Somma Vesuviana, trovate una buona trattoria e ordinate ziti alla genovese di baccalà o linguine con baccalà e pomodorini del piennolo».

Due piatti tipici. 
«Ancora più tipici se ordinate pure una grande bottiglia di Catalanesca: vi consolate».

Parola di Gigi D’Alessio. 
«Parola di Gigi D’Alessio. Sono un buongustaio, state a sentì a me».

Eppure c’è a chi invece la Catalanesca non piace. Ha un sapore lievemente fruttato che non tutti gradiscono. 
«È vero, un poco sì. Secondo me non guasta ma capisco che può non piacere. Sape ’e pellecchiella, di albicocca per capirci, è perfetta sia sul pesce che come aperitivo».

Se ne intende di vino. 
«Diciamo che mi intendo di ciò che mi piace, non sono un esperto, anche se qualche bottiglia di vino la produco pure io».

Musica e vino. Binomio perfetto. 
«Niente di meglio. Con Pino Daniele era un’abitudine: sasicc, friarielli e vino rosso. Che serate straordinarie. Ma pure con Claudio Baglioni, Lucio Dalla. Canzoni e vino».

Bevute memorabili. 
«Memorabili sì ma senza esagerare».

D’altronde il vino è un piacere. 
«E per essere tale va bevuto con moderazione altrimenti si rischia di stare male e non ha senso. Non mi sono mai ubriacato in vita mia». 

Torniamo al suo di vino. Dove lo produce? 
«Ho comprato un pezzo di terra nella zona Fiuggi-Anagni. Tra bianco e rosso arriviamo a circa trecento bottiglie che regalo agli amici. A Ultimo piace molto».

Ultimo il cantante. 
«Sì, lui. Glielo mando regolarmente, quello bianco, impazzisce. Io invece impazzisco per il vino di Al Bano, uno in particolare, il Platone rosso, se non l’avete mai provato ve lo consiglio: è ottimo».

Il suo vino invece qual è? 
«Il Cesanese. Lo chiamano Pinot del Lazio. L’uva è antica e anche pregiata, così dicono gli esperti. E dicono pure che si sta facendo apprezzare sempre di più anche a livello nazionale. Anticamente rientrava nella categoria dei vini abboccati, poi è cambiato tutto: la produzione ora è di alta qualità».

Dal Lazio alla Campania. Se le dicessimo che se fosse un rosso Gigi D’Alessio sarebbe un Gragnano che cosa risponderebbe? 
«Buono, frizzantino, da ragazzo lo bevevo spesso. Ma ancora di più mi piaceva ’o fravulella, credo che non esiste manco più. Pure era frizzante, sapeva di fragola».

Per il bianco invece l’abbiamo abbinata al Greco di Tufo, fresco e strutturato. 
«La verità? Preferisco la Falanghina. Il Greco mi piace, ci mancherebbe, è ottimo, ma se devo scegliere bevo Falanghina». 

Il momento migliore per aprire una bottiglia. 
«Personalmente lo associo al relax. Dopo un concerto, tanto per fare un esempio, quando torno a casa un bicchiere di vino non me lo toglie nessuno, mi aiuta a scaricare stress e adrenalina. Se suono nel raggio di tre, quattrocento chilometri, a qualunque ora scendo dal palco mi metto in macchina e rientro a Roma».

Un’abitudine. 
«Voglio tornare a casa. Pure all’alba non mi interessa, dormire nel mio letto è un’altra cosa».

C’è un vino che le piace in modo particolare? 
«Recentemente ne ho bevuto uno strepitoso».

Quale? 
«Si chiama Kairos, è rosso, mi hanno spiegato che lo producono mettendo insieme quindici o sedici vitigni diversi. L’ho scoperto a Verona dopo un concerto all’Arena, è veramente speciale. E poi vabbè, che lo dico a fare: Tignanello e Sassicaia insuperabili».

Passiamo ai bianchi. 
«Bevo soprattutto rosè. Il Miraval è uno di quelli che compro più spesso, è francese, tra l’altro ha anche un buon rapporto qualità prezzo, per l’aperitivo è perfetto. Poi il “Baron de L”, ottimo bianco francese. Ne volete un altro? Il Vintage Tunina di Jermann, corposo come piace a me». 

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