Da un lato il centrodestra, che chiede di procedere in fretta con l’interrogatorio di Giovanni Toti per chiarire al più presto la posizione del governatore. Dall’altro la procura di Genova, che replica a tono e rivendica la propria autonomia: «La decisione sul se e sul quando sentirlo spetta ai pm». Nel giorno in cui il ministero dei Trasporti annuncia l’invio di ispettori nel porto del capoluogo ligure, tra la politica e i magistrati incaricati di indagare sugli episodi di presunta corruzione elettorale sale la tensione.
La precisazione
Al punto che ieri, dopo giorni di polemiche e appelli a «fare presto» da parte di alcune forze politiche, a mettere un punto è stato il procuratore capo di Genova, Nicola Piacente. Che ha chiarito che il governatore, ai domiciliari dal 7 maggio e in attesa di essere sentito, «così come qualsiasi indagato può presentare una memoria» o fare «spontanee dichiarazioni al Riesame».
Parole in cui non è difficile leggere una risposta a Matteo Salvini. Che proprio ieri è tornato a invocare tempi rapidi per l’indagine che ha terremotato la politica da Genova a Roma. «È giusto che le inchieste facciano il loro corso – le parole del vicepremier – ma spero che lo facciano in fretta, perché la cosa che non si può sopportare per un genovese o un pugliese è non avere certezze sui suoi amministratori». E poi ancora: «Ci sono novemila pagine di indagine, leggerle è complesso», riconosce il titolare dei Trasporti. «Mi spiace però che i magistrati se la prendano comoda. Poi chiunque sbaglia, paga», ma «l'importante è che non blocchino tutti i cantieri per un'inchiesta, in Liguria come in Puglia. Perché quelle dighe, quei porti, quelle ferrovie servono ai cittadini, non ai politici».
L'INCHIESTA
Intanto, al pari del governatore, chi preme per farsi ascoltare dai pm è il sindaco di Genova Marco Bucci, il cui nome compare nelle intercettazioni nel capitolo che riguarda il rinnovo della concessione a 30 anni per il Terminal Rinfuse data agli Spinelli. Il primo cittadino ha mandato una mail al procuratore capo, annunciando di mettersi «a disposizione dei magistrati». Ma come per Toti, una data per il colloquio non è ancora stata fissata. Anche se nel caso del governatore, a sentire il suo legale Stefano Savi, l’interrogatorio potrebbe essere fissato nella settimana del 27 maggio. Anche se, ha chiarito l’avvocato, «lui avrebbe preferito prima».
Il botta e risposta sui tempi in ogni caso è solo l’ultimo capitolo dello scontro tra politica e magistrati sul caso ligure. Cominciato con le accuse sui tempi ritenuti «sospetti» dell’inchiesta, a un mese dalle europee, e proseguiti con il dibattito sulla necessità o meno degli arresti domiciliari per Toti. Da una parte c’è il centrodestra che, memore delle molte inchieste a danno di altri governatori o sindaci finite in una bolla di sapone, punta a chiudere in fretta questa pagina, facendo quadrato (almeno per il momento) attorno a Toti. Dall’altra il centrosinistra, Pd e Cinquestelle in testa, che invece invocano le dimissioni «per opportunità». Sull’altro fronte, i pm che rivendicano autonomia di movimento.
La commissione
Nel frattempo sullo scalo marittimo genovese si muove il ministero dei Trasporti. Con il viceministro Edoardo Rixi che annuncia l’invio di una commissione ispettiva all’authority del porto. Con l’obiettivo di accertare eventuali scorrettezze che potrebbero rallentare (o bloccare) le opere. «Se ci sono degli atti in autorità portuale non legittimi – ha spiegato Rixi – il rischio vero è che questo comprometta alcune cantierizzazioni. È necessario avere un indirizzo molto chiaro. Siamo in una situazione non semplice, ma dobbiamo andare avanti», ha detto il viceministro. Eccolo, l’obiettivo espresso dal ministero di Porta Pia: i cantieri non devono fermarsi. «Sicuramente c'è l'intenzione del governo di andare avanti», le parole di Rixi. E l’accertamento potrebbe servire anche ad accendere un faro sugli eventi finiti nel mirino della procura. Che tramite l’invio di ispettori potrebbero essere vagliati autonomamente anche dal ministero, oltre che dalla procura. «Quel che ci interessa – ha chiarito Rixi – non è la campagna elettorale, ma una prospettiva degli scali italiani. Mi auguro che ci sia la consapevolezza da parte di tutti che le opere non servono a un armatore o a un altro, ma all'Italia intera».