In Appello chiesto ergastolo per il mandante dell'omicidio di Enzo Liguori, vittima innocente di camorra

In Appello chiesto ergastolo per il mandante dell'omicidio di Enzo Liguori, vittima innocente di camorra
di Viviana Lanza
Mercoledì 25 Novembre 2015, 17:54 - Ultimo agg. 24 Novembre, 16:59
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Nessuno sconto di pena in appello: è questa la richiesta che il sostituto procuratore generale Carmine Esposito ha avanzato nei confronti di Vincenzo Troia, imputato come mandante dell'agguato che il 13 gennaio 2011, a San Giorgio a Cremano, costò la vita a Vincenzo Liguori, meccanico, padre della giornalista del Mattino Mary, vittima innocente della camorra, colpito per errore da uno dei proiettili che il commando esplose per uccidere Luigi Formicola, vero obiettivo del raid.



Troia, ras emergente dell'hinterland vesuviano e a est di Napoli, deve rispondere di concorso in duplice omicidio: in primo grado fu condannato per queste accuse al massimo della pena. E questa mattina, nel processo che si è aperto dinanzi ai giudici della Corte d'assise d'appello, la pubblica accusa ha chiesto per lui la conferma della condanna all'ergastolo. Il carcere a vita è stato chiesto, sempre a conferma del verdetto di primo grado, anche per altri due imputati alla sbarra: sono i fratelli Giuseppe e Andrea Attanasio, indicati come responsabili dell'omicidio di Agostino Ascione, un delitto avvenuto nel gennaio 2009 e inserito, nella ricostruzione investigativa, nello stesso contesto malavitoso che avrebbe portato, due anni dopo, all'agguato in via San Giorgio Vecchio di cui fu tragicamente vittima Vincenzo Liguori.



L'obiettivo dei killer doveva essere il solo Formicola, uomo legato alla mala della zona e titolare di un circolo ubicato accanto all'officina del povero Liguori. Il movente dell'agguato è stato individuato nella volontà di Troia di vendicare la denuncia per estorsione che anni prima contro di lui aveva presentato l'amministratore del circolo di proprietà di Formicola. Decisive per la ricostruzione dei fatti si sono rivelate le dichiarazioni di Giovanni Gallo che, preso dal rimorso per aver fatto da basista in un agguato che aveva coinvolto una persona innocente, decise, un anno dopo, di pentirsi e collaborare con lo Stato.



Anche Gallo è tra gli imputati del processo d'appello che si è aperto oggi e anche nei suoi confronti l'accusa ha chiesto la conferma della condanna di primo grado: dodici anni di reclusione, con il riconoscimento delle attenuanti della collaborazione.
Alle richieste dell'accusa si sono allineate le parti civili, tra cui compaiono la moglie e i figli di Vincenzo Liguori. Ora la parola passa alla difesa. E al termine delle arringhe ci sarà la decisione dei giudici.
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