Forcella, i parroci: «Scuole sempre aperte»

Forcella, i parroci: «Scuole sempre aperte»
di Daniela De Crescenzo
Mercoledì 2 Dicembre 2015, 11:52
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Il primo obiettivo? Scuole aperte il pomeriggio in maniera stabile e non su singoli progetti. Il popolo in cammino che si è presentato ieri a Forcella ha richieste precise. E le porterà sabato al prefetto dopo aver marciato da piazza Dante (l'incontro è fissato per le 10,30) a piazza Plebiscito per dire «No alla camorra» e iniziare un percorso di riscatto che parta dalle periferia. I parroci della Sanità, di Forcella, di San Giovanni, i giovani dell'Uds e dell'Udu, i rappresentanti dei disoccupati e di Libera, quelli della Cgil e di un vastissimo arcipelago di associazioni, il padre di Genny Cesarano ammazzato il 6 settembre «per caso»: tutti schierati sul sagrato della chiesa di San Giorgio Maggiore, nel cuore di quello che fu il regno dei Giuliano.

Tutti sotto l'enorme murales con il volto di San Gennaro. L'immagine è a dir poco inconsueta, come la compagine schierata. Ma gli organizzatori non hanno dubbi: il popolo c'è e marcerà. Ci saranno i parroci già presenti a Forcella, ma anche quelli di Scampia, di Secondigliano, dei Quartieri Spagnoli. In testa ci sarà Giovanni Catena, ferito alla Sanità il 14 novembre nell'agguato che costò la vita a Pietro Esposito. Un ragazzo come tanti, un lavoratore che ha rischiato la vita in una guerra che non vuole combattere.
«Chiariamolo subito - esordisce il composito parterre - noi diciamo no alla camorra, senza se e senza ma. E lo abbiamo scritto chiaro nel nostro manifesto». «Dobbiamo batterci contro la violenza e lo faremo a partire da noi stessi: nei nostri quartieri la gente per bene è l'80 per cento, se vince il restante 20 per cento è perché gli onesti non sempre sono coerenti nel rifiutare la sopraffazione. Se litighi per chi passa prima al semaforo sei già fuori strada», spiega il parroco di San Giorgio Maggiore, don Angelo Berselli.

Ma non ci sono solo i no. Anzi ci sono soprattutto i sì: sì allo studio che riscatta (nei quartieri a rischio l'evasione tocca il 40 per cento, ricorda don Vincenzo Liardo), sì al lavoro che restituisce la dignità, sì alla sicurezza che non è solo repressione ma soprattutto prevenzione. «Perché - spiega Ivo Poggiani - l'esercito da solo non basta: a Scampia con l'operazione alto impatto sono state chiuse le piazze, ma già si sta ricominciando a spacciare».



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