I medici di famiglia: «Non è vero che lavoriamo poco»

I medici di famiglia: «Non è vero che lavoriamo poco»
Domenica 11 Gennaio 2015, 11:29 - Ultimo agg. 11:30
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Il Sumai Medicina generale, attraverso i suoi dirigenti nazionali, Saverio Annunziata e Giuseppe Tortora, risponde alle accuse lanciate contro la categoria dei medici dei famiglia. «Siamo considerati come capri espiatori di una disorganizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale, che da sempre è stata relegata dalla politica sanitaria a cenerentola del sistema sanitario regionale rispetto alle strutture ospedaliere» scrivono Tortora e Annunziata. E aggiungono: «I medici di famiglia, è bene sottolinearlo, da tempo si sono liberati del fardello stereotipato del Medico della mutua di sordiana memoria a cui gli attuali datrattori ancora oggi sono evidentemente affezionati». «Gli studi medici sono sempre affollatissimi, le telefonate sono sempre numerosissime, le visite domiciliari giornaliere sono in costante aumento soprattutto in questi periodi di epidemia influenzale, l’assistenza domiciliare programmata ai pazienti fragili è una costante giornaliera della nostra attività. Ed allora di chi è la colpa del sopraffollamanto degli ospedali? Manca una rete di assistenza territoriale, ogni categoria opera in compartimenti stagno, senza alcuna integrazione di sorta. Abbiamo la Continuità assistenziale (guardia medica) che non è in contatto con i Medici di famiglia e non conosce i pazienti che le si rivolgono per chiedere assistenza nelle ore notturne, festive e prefestive; mancano strutture territoriali di brevi degenza per i pazienti cronici in fase di scompenso in cui potrebbero essere ricoverati con assistenza del proprio medico di famiglia, unitamente ad infermieri e specialisti, invece di ricorrere all’ospedale; manca un raccordo ed un’integrazione con gli specialisti ambulatoriali ; mancano strutture territoriali dove effettuare accertamenti diagnostici in tempo reale per trattare le acuzie. I medici di famiglia si sono da tempo resi disponibili a realizzare strutture territoriali dove si integrano i diversi operatori sanitari lavorando fianco a fianco, dove l’assistenza viene garantita h 24. Ma contemporaneamente è necessario salvaguardare la capillarità degli studi medici sul territorio, per garantire una migliore prossimità dell’assistenza non denaturando il ruolo e la figura del medico di fiducia, propria del Medico di famiglia. Insomma la chiave di volta è invertire l’orientamento della politica sanitaria, investendo un po’ meno sugli ospedali e tanto di più sul territorio, senza individuare capri espiatori di comodo che non servono a risolvere i problemi reali».
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