Sanità, la mamma di Genny ucciso a 17 anni: «Lo Stato non si vede, chi sa parli» | Video

La mamma di Genny Cesarano
La mamma di Genny Cesarano
di Daniela De Crescenzo
Martedì 6 Ottobre 2015, 08:36 - Ultimo agg. 08:53
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«Mio figlio è morto da un mese, ma alla Sanità nulla è cambiato. Di notte non ci sono uomini in divisa e noi siamo ancora indifesi. Sul raid che è costato la vita a Genny non è stata fatta luce. La mia famiglia ha diritto a verità e giustizia. Perciò chiedo a chiunque possa dare un contributo, di parlare, di dire tutto quello che sa»: Vincenza Cristiano è la mamma di Gennaro Cesarano, ammazzato il 6 settembre in piazza Sanità. I killer arrivarono alle quattro del mattino sparando all'impazzata, il ragazzo fu colpito al fianco e morì qualche minuto dopo. Poi le mamme del rione organizzarono una fiaccolata insieme ai sacerdoti della parrocchia di San Vincenzo: duemila persone dietro uno striscione con su scritto «No alla camorra».



Nel corso del funerale di Genny dall'altare don Antonio Loffredo tuonò: «Come quartiere resteremo a lutto fino a quando non avremo avuto risposte dalle istituzioni». Ma da allora, sostiene la famiglia Cesarano, nulla è cambiato, non sono stati identificati i criminali che hanno sparato in quella notte maledetta, e, soprattutto, non è stato riconosciuto l'estraneità del ragazzo rispetto alle vicende criminose che lo hanno ucciso.



Ma oggi al termine della cerimonia religiosa per il trigesimo della morte di Gennaro in piazza Sanità, proprio accanto all'albero piantato per ricordare il diciassettenne, sarà posta una lapide con la scritta: «Vittima innocente. Difendi la vita».



A un mese dalla morte del figlio, Vincenza Cristiano è una donna distrutta, per lei e per tutta la famiglia riprende la parola il papà di Genny, Antonio Cesarano: «Per noi è importante conoscere la verità. Solo questo chiediamo. Perché solo la verità potrà far capire a tutti che Genny era un giovane come tanti, un bravo ragazzo ammazzato per caso da gente arrivata nel quartiere per sparare all'impazzata - spiega - Oggi non sappiamo ancora il perché di quella sparatoria, né se ci fosse un obiettivo e quale fosse. Ma di una cosa siamo sicuri e lo ribadiamo con forza: Genny è una vittima. In passato aveva commesso delle sciocchezze, ma il magistrato aveva creduto in lui e gli aveva dato la messa in prova. E il ragazzo ce la stava mettendo tutta per dimostrare che era stata fatta la scelta giusta».



Antonio è tornato nella palestra «La nuova Cavour» dove il figlio si allenava sotto la guida del poliziotto, ex campione nazionale di judo per le Fiamme Oro, Franco Di Martino. Parla con fatica mentre i ragazzini del quartiere si allenano instancabili sullo stesso campetto dove tante volte anche Gennaro ha corso dietro a un pallone: «La mia è una famiglia distrutta - dice - noi stiamo vivendo in un incubo, a volte non ho nemmeno il coraggio di guardare negli occhi mia moglie, ho paura del dolore che ci leggo dentro. Dal giorno della sparatoria non si vive più».



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