Musicista ucciso a Napoli, la lettera della sorella di Giogiò: «Sei tu la vera Napoli»

Lo strazio di mamma Daniela: «Voglio giustizia per mio figlio. Questo è il momento del dolore ed è insopportabile»

I funerali di Giovanbattista Cutolo
I funerali di Giovanbattista Cutolo
di Giuliana Covella
Giovedì 7 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 8 Settembre, 07:22
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«La sua vita è servita a sacrificare quella delle persone di questa città». Daniela Di Maggio abbraccia il feretro di suo figlio, appena entrato in chiesa al Gesù Nuovo, mentre versa lacrime di rabbia e dolore. Prima dei funerali celebrati dall'arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia, la mamma di Giovanbattista Cutolo, ucciso a 24 anni la notte del 31 agosto scorso, ha rinnovato il suo appello a scegliere da che parte stare per una Napoli più sana e più giusta. «Ha ammazzato una comunità intera quel balordo», urla piangendo mentre è china sulla bara bianca. Con lei l'ex marito e padre di Giogiò, Franco Cutolo, regista e scenografo teatrale, che ha preferito il silenzio e la sorella del 24enne, Ludovica, che ha affidato a Rosaria Troncone, compagna del papà, la lettura di un testo in ricordo del ragazzo. «Napoli sei tu, non è Mare Fuori, né Gomorra o Il boss delle cerimonie», il suo atto d'accusa.  

 

«Non ti voglio descrivere perché non l'ho mai fatto: mi sono sempre limitata a dire mio fratello è la persona più sensibile che abbia mai conosciuto.

Da piccoli non sapevo come prenderla questa tua sensibilità, ma tu non l'hai mai resa ostica: la mettevi a disposizione». Ludovica, sorella di Giogiò, ha affidato il suo dolore alla lettera letta in chiesa prima dell'omelia. «Quante volte hai creato trappole per casa, che erano in realtà opere ingegneristiche per me inarrivabili», scrive. «E tutti i tuoi scherzi e le canzoncine che creavi per sfottermi? - ricorda Ludovica, che si firma Lulù, come la chiamava il fratello - Siamo sempre stati una squadra in cui però la mia serenità per te era più importante della tua». E ancora: «Parli con tutti, sei curioso. Quando non optiamo per il solito film, prendi carta e penna e provi a capirmi». «Sto usando il presente - dice nel colloquio immaginario con Giogiò - perché è l'unico tempo che riesco a usare. Sei presente, per chiunque, senza pregiudizi di nazionalità, genere o colore della pelle». «Non ho intenzione di restare qui, anche se tu ami questa città e mai l'avresti lasciata. Né di pensare che tu ti sia sacrificato per lei. Però mamma sta lottando per te con la forza di 100 uomini. Perché tu non puoi essere definito da ciò che ti è successo e io non sono figlia unica. Siamo i fratelli Cutolo e per noi questo cognome ha sempre avuto un significato diverso», conclude. 

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Nel corso dell'omelia il vescovo Battaglia ha parlato del «dolore abissale di una madre». In jeans e t-shirt bianca con la scritta «Giovanni vive» e disegnato un corno, come quello del figlio che lei ha imbracciato, capelli raccolti e occhiali scuri, mamma Daniela ha accolto il feretro di Giogiò al suo arrivo in chiesa poco dopo le 14: «Voglio giustizia per mio figlio. Questo è il momento del dolore ed è insopportabile», ha detto ai cronisti chiedendo rispetto per la famiglia e invitandoli ad ascoltarla al termine delle esequie. «Fatelo per lui che teneva tanto al rispetto della legalità». Circondata da parenti e amici la madre di Giovanbattista Cutolo, insieme all'ex marito e alla figlia, si è inginocchiata davanti alla bara prima dell'inizio del rito funebre. «Non è giusto che mi abbiano portato via Giogiò per colpa di un balordo», ha incalzato ricordando il 17enne che lo ha ammazzato con tre colpi di pistola e per il quale ha chiesto a gran voce «l'ergastolo». Tanti gli abbracci di istituzioni e artisti alla Di Maggio: oltre ai ministri della Cultura Gennaro Sangiuliano e dell'Interno Matteo Piantedosi, il sindaco Gaetano Manfredi con la moglie, il governatore Vincenzo De Luca, il magistrato e consigliere comunale Catello Maresca, lo scrittore Maurizio de Giovanni. Ma la richiesta della donna all'uscita dalla chiesa è una e chiara: «Pene giuste per ragazzi che non possono essere più chiamati così, ma criminali. Dobbiamo combattere e risvegliare le coscienze», ha aggiunto ricordando che «Napoli da oggi deve cambiare, altrimenti a cosa sarà servita la sua morte?». Poi l'annuncio: «Domani (oggi, ndr) andrò dalla premier Meloni perché lei mi è molto vicina. La morte innocente di Giovanbattista deve servire al riscatto dell'umanità. Ucciderlo è stato un crimine contro l'umanità». 

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