Napoli, l’ultimo assolo di Giogiò: «Giovani non fuggite, riscrivete il futuro di Napoli»

Applausi e lacrime accompagnano l’uscita del feretro dalla chiesa del Gesù

I funerali di Giovan Battista Cutolo
I funerali di Giovan Battista Cutolo
di Alessio Liberini
Mercoledì 6 Settembre 2023, 21:30 - Ultimo agg. 23:57
4 Minuti di Lettura

Applausi e lacrime accompagnano l’uscita del feretro dalla chiesa del Gesù Nuovo raccogliendo l’immenso dolore delle migliaia di presenti in piazza: è l’ultimo e prematuro assolo di Giovanbattista Cutolo, il musicista 24enne ammazzato a colpi di pistola da un 17enne lo scorso 31 agosto in pieno centro. 

Nel giorno dell’estremo saluto per Giogiò è tutta la città a “fermarsi”. Il lutto cittadino, proclamato dal Comune in occasione dei funerali del giovane, va ben oltre la compassione per una morte così insensata penetrando prepotentemente nel cuore dei tanti cittadini presenti al suo rito funebre.

Lo si percepisce da subito, arrivando in piazza del Gesù già diverse ora prima della funzione religiosa ci si imbatte in volti avviliti e storditi, nessuno riesce a trovare un «perché». Mentre i vicoli del centro storico si tingono a lutto con drappi neri e manifesti, esposti da commercianti e residenti, che invocano lo «stop alla violenza» affinché non ci siano «mai più vittime innocenti».

La piazza si riempie alla spicciolata, tra turisti stranieri straniti dall’imponente servizio d’ordine messo in atto e napoletani stravolti che provano a spiegare agli stessi il perché di tutti quegli agenti. Prima dell'arrivo della bara bianca, ironia del destino, in chiesa si sta celebrando un matrimonio: è la vita che continua e nessuno può farci niente. Dopo l’unione nuziale, la piazza si cristallizza all’arrivo di papà Franco e mamma Daniela che tra le lacrime stringe nelle mani il corno che suonava suo figlio: «Giustizia per Giovanni» grida la donna chiedendo discrezione: «Questo è il momento del dolore rispettatelo!».

 

Il feretro giunge in chiesa un'oretta prima della cerimonia. La piazza continua a gremirsi. Molti portano fiori e striscioni: «Camorra lo Stato resta assente» recita uno di questi. Intanto la chiesa del Gesù Nuovo incomincia a straripare di amici, familiari, artisti e semplici cittadini. A loro seguono una sfilza enorme di autorità: ci sono due ministri, diversi parlamentari, il sindaco di Napoli ed il governatore della Regione Campania ma anche le fasce tricolore di quasi tutti i comuni dell’intera area metropolitana.

Video

Il titolare dell’Interno, Matteo Piantedosi, dedica un forte e lungo abbraccio alla madre di Giogiò che per buona parte della funzione sceglie di sedersi al suo fianco. Sotto l’altare, tra i tanti mazzi di fiori, arriva anche uno striscione del Teatro San Carlo dove il giovane sognava di suonare con il suo corno, tutto il contorno è fatto di musica, lacrime, abbracci e volti increduli. Fino a quando il vescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, inizia la sua omelia e agli occhi lucidi si alternano persino degli applausi.

Il pastore della chiesa partenopea, visibilmente commosso, ci va giù pesante senza mezze misure. L’esordio è un sincero «non vorrei essere qui oggi ad accompagnare l’ennesimo giovane figlio di Napoli, ucciso senza alcun motivo dalla mano di un altro figlio di questa città». Basterebbero queste poche parole per comprendere il dramma che da giorni sta vivendo tutta la città.

Ma quello di don Mimmo è un pentimento amaro che non risparmia nessuno, imponendo un momento di sentita riflessione a tutti i napoletani: «Giovanbattista – prosegue il vescovo - figlio di Napoli, accetta la richiesta di perdono della tua città! Accetta le scuse, forse ancora troppo poche, di coloro che si girano ogni giorno dall’altra parte, che pur occupando incarichi di responsabilità hanno tardato e tardano a mettere in campo le azioni necessarie per una città più sicura, in cui tanti giovani, troppi giovani perdono la vita per mano di loro coetanei!».

«Perdonaci tutti Giogiò, perché quella mano l’abbiamo armata anche noi». E' il rimprovero del vescovo partenopeo, urlato tra gli applausi dei presenti, prima di lanciare un sentito messaggio ai giovani della sua città: «Se qualcuno un tempo ha detto “fuggite”, e qualcun altro oggi dice “scappate”, io vi dico: restate! Restate! E operate una rivoluzione di giustizia e di onestà! Restate e seminate tra le pietre aride dell’egoismo e della malavita il seme della solidarietà, il fiore della fraternità, la quercia della giustizia! Sono certo che questo non è un sogno o l’invito utopistico di un vescovo: questo è e sarà grazie a noi, grazie a Giogio, grazie ai giovani onesti e sani di questa città il futuro che il Signore sta preparando per Napoli!».

© RIPRODUZIONE RISERVATA