Cristoforetti al San Carlo, il presidente del Cira: «Samantha stella napoletana, torniamo ad attirare cervelli» | OGGI DIRETTA STREAMING SUL MATTINO.IT

Cristoforetti al San Carlo, il presidente del Cira: «Samantha stella napoletana, torniamo ad attirare cervelli» | OGGI DIRETTA STREAMING SUL MATTINO.IT
di Davide Cerbone
Sabato 10 Ottobre 2015, 14:34 - Ultimo agg. 11 Ottobre, 15:19
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Dallo spazio alla tv il passo può essere breve: in fondo, sempre di etere si tratta. Stavolta, però, Samantha Cristoforetti atterra su un palcoscenico. Meglio, «il» palcoscenico. Quello del San Carlo: nel teatro più nobile di città domani pomeriggio alle 17 l'astronauta, che dopo aver trascorso duecento giorni tra le stelle s'è trasformata pure lei in una star, incontrerà Napoli con il cosmonauta russo Anton Shkaplerov, suo compagno di missione, per l'ultima tappa del «Post-flight Tour». Una domenica pomeriggio alla quale il Cira (il Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali, nato nel 1984 nei pressi di Capua) lavora da settimane. «Sono giorni di grandi emozioni, finalmente ci siamo - sospira il presidente Luigi Carrino -. Siamo abituati a organizzare esperimenti nello spazio, non eventi. Ma vale assolutamente la pena di fare questo sforzo».



Professor Carrino, dalla volta celeste allo splendore del San Carlo: per Astrosamantha, due panorami molto diversi, ma altrettanto suggestivi.

«Sì, e abbiamo avuto una risposta straordinaria: neanche i 1300 posti del San Carlo sono riusciti a soddisfare le richieste. Questo successo testimonia l'affetto e la vicinanza ad un personaggio popolare, che ha avuto parole bellissime per Napoli quando dallo spazio ha scritto su Twitter il suo ricordo per Pino Daniele, scomparso poche ore prima. Quelle frasi l'hanno resa cara a tutti».



Quello di Samantha Cristoforetti è un ritorno: dal 2001 al 2005, infatti, ha frequentato l'Accademia aeronautica di Pozzuoli.

«Già, e si è anche laureata alla Federico II in Scienze Politiche. Inoltre, il Cira è il braccio operativo dell'Agenzia spaziale italiana, alla cui missione ha preso parte. La voglia di partecipazione dei napoletani, però, parla anche di una curiosità per i temi sui quali siamo impegnati ogni giorno».



A proposito: in un'epoca segnata da una crisi economica globale e dalla distruzione del pianeta, l'esplorazione dello spazio è ancora un investimento sensato?

«Sì. A molti sfugge il fatto che nei 200 giorni passati in orbita sono stati svolti un centinaio di esperimenti quasi tutti collegati alla ricerca di soluzioni per la salute degli esseri umani: dalla circolazione sanguigna all'osteoporosi. In assenza di gravità, infatti, i fenomeni sono accelerati, dunque si riducono i tempi della sperimentazione. Inoltre, si può verificare più rapidamente l'efficacia dei medicinali e anche i microrganismi si sviluppano in maniera diversa. D'altro canto, la stazione spaziale internazionale è un esempio brillante di cooperazione tra persone, razze ed etnie diverse».



Dunque non è la voglia di nuove colonizzazioni a proiettarci in orbita?

«Nella stazione spaziale esiste anche un piccolo orto: serve a capire se ci sono le condizioni per andare a vivere un giorno in posti molto lontani dalla Terra. Ma le ricerche spaziali non si limitano a questo: oltre alle applicazioni mediche, hanno consentito di sviluppare la fotografia satellitare ad altissima definizione, che offre un importante supporto al contrasto alle ecomafie: dal satellite riusciamo a vedere se un terreno ha avuto modificazioni, se ci sono cave o sversamenti illegali. Da lassù riusciamo perfino a leggere il numero di targa di un'auto. Non a caso, lavoriamo con le procure di Santa Maria Capua Vetere e Salerno. E nello spazio sono nati il gps e altri sistemi utili per la sicurezza delle persone».



Si va nello spazio per stare meglio sulla terra?

«Ecco, mi sembra una sintesi perfetta. Non c'è alcuna prova di forza dietro quello che facciamo».



Il presidente della Regione De Luca a luglio ha preso impegni importanti sull'aeronautica e l'aerospazio.

«Ha compreso che il legame tra la forte rete industriale esistente e la ricerca in campo aerospaziale può essere una leva di sviluppo. La Campania oggi è la prima regione ad aver firmato con l'Agenzia spaziale italiana un accordo che consentirà di evitare la frammentazione degli investimenti, grazie all'istituzione di un coordinamento tra il livello nazionale e quello regionale».



La nostra regione vanta una forte tradizione in ambito aerospaziale. Questo significa che si possono trattenere i talenti?

«Ho ricevuto tre lettere da giovani italiani che lavorano alla Nasa e alla Boeing e, avendo saputo del rilancio del Cira, vogliono tornare a lavorare in Italia. Altri hanno ricevuto offerte importanti dall'estero e sono rimasti con noi. Chiaramente, c'è bisogno che il territorio ci aiuti, garantendo una qualità della vita alta. Intanto, la Campania resta la seconda regione italiana per fatturato nel campo dell'aerospazio dopo la Lombardia e la prima per numero di addetti».



Quanti lavoratori impiega il settore nella nostra regione?

«Circa 10mila, dei quali 375 sono al Cira, tutti a tempo indeterminato. Abbiamo ingegneri, fisici, informatici, chimici: un crogiuolo di scienza che si fonde per portare un risultato unico. La Campania ha un ruolo importante nelle tecnologie dello spazio: molte soluzioni sono nate qui, e qui abbiamo l'impianto più performante per simulare ciò che accade ad una navicella spaziale quando rientra in atmosfera. Neanche la Nasa ha un impianto altrettanto moderno. Sono sicuro che migliorando il collegamento tra la ricerca e le imprese possiamo generare nuova occupazione di qualità. Intanto, stiamo abbattendo i muri per aprirci alla città: da centro di ricerca di fama internazionale vogliamo diventare promotori di sviluppo e diffusione della conoscenza scientifica. Per questo saremo a Futuro Remoto, con uno stand accessibile a tutti, anche ai portatori di disabilità».
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