Sturno, dolore e commozione
ai funerali del sindaco Cangero

Sturno, dolore e commozione ai funerali del sindaco Cangero
di Maria Stanco
Domenica 5 Luglio 2015, 21:58
2 Minuti di Lettura
STURNO - Una folla commossa ha salutato per l’ultima volta il proprio sindaco, morto venerdì sera. Il feretro di Aurelio Cangero è stato accompagnato, verso la chiesa di San Michele Arcangelo, da una folla commossa ma discreta, fatta di cittadini, insegnanti, alunni e personalità politiche. Un lunghissimo applauso ha accompagnato l’uscita della bara ed un saluto «Ciao Aurelio» urlato come quando normalmente ci si incontrava per strada. Oltre 30 gli amministratori, capeggiati dal presidente della Provincia, Domenico Gambaacorta, che, con le fasce tricolori listate a lutto, hanno raggiunto il piccolo paese ufitano per salutare quello che per tutti era il «sindaco galantuomo».

Ad officiare la messa il vescovo di Sant'Angelo dei Lombardi, Don Pasquale Cascio: «Aveva una vocazione poliedrica – ha detto il monsignore nella sua omelia – che si adattava alle necessità. Nel suo cuore c’era una sintesi perfetta di tutto ciò che la vita gli chiedeva di essere: un padre, un marito, un insegnante ed un sindaco. Aveva in sé il nocciolo profondo che fa grande un politico e ti rende diverso dagli altri. Oggi sono triste - ha aggiunto – perché perdo un amico ma sono contento di averlo incontrato, non molto tempo fa, e di averlo visto felice insieme alla sua famiglia. Aurelio era un uomo che ti abbracciava con le parole. Un uomo che ti guardava negli occhi e ti diceva la verità». Commovente la dedica della preghiera del «Padre Nostro» ai tre bambini del primo cittadino.

Struggente la lettera letta dai Franco Di Cecilia, predecessore di Cangero sullo scranno più alto del comune. L’ex sindaco non è riuscito a trattenere le lacrime nel ricordo di un amico con il quale ha condiviso tante battaglie: «Rammento ancora – ha spiegato – il giorno in cui lo chiamai nel mio ufficio in comune per dirgli “Ora tocca a te”. Era un passaggio di testimone obbligato perché, Aurelio, più di altri, aveva una virtù: era un leader ed aveva carisma".
© RIPRODUZIONE RISERVATA