Tragedia di Acqualonga, la Procura
chiude le indagini: quindici avvisi di garanzia

Tragedia di Acqualonga, la Procura chiude le indagini: quindici avvisi di garanzia
di Gian Pietro Fiore
Lunedì 12 Gennaio 2015, 23:04 - Ultimo agg. 13 Gennaio, 08:32
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AVELLINO - Quindici avvisi di garanzia per la strage del bus. La Procura di Avellino ha chiuso le indagini sulla tragedia, avvenuta il 28 luglio del 2013, nel tratto autostradale compreso tra Monteforte e Baiano. Nell’ incidente persero la vita quaranta turisti di Pozzuoli. Il pullman, dopo la rottura dei freni, sfondò il guard rail e precipitò dal viadotto Acqualonga. Sono quindici - come detto - le persone raggiunte da avviso di garanzia e, tra queste, spiccano i nomi di Giovanni Castellucci, amministratore delegato della società Autostrade per l’Italia S.p.A., e di Riccardo Mollo, direttore generale delle Autostrade. Oltre al manager sono stati indagati, per i reati di disastro colposo e omicidio plurimo colposo, anche vari dirigenti e funzionari della società Autostrade. In tutto sono dieci i dipendenti inquisiti: Giulio Massimo Fornaci, responsabile dell’articolazione «Pavimentazioni e Barriere di Sicurezza», Marco Perna, responsabile del procedimento relativo al progetto di «sostituzione e potenziamento delle barriere di sicurezza e bordo laterale» dell’Autostrada A16, Antonio Sorrentino, Michele Renzi, Paolo Berti, Nicola Spadavecchia, Bruno Gerardi, Michele Maietta, Gianluca De Franceschi e Gianni Marrone. A questi si aggiungono altri tre indagati: Gennaro Lametta, proprietario del pullman precipitato del viadotto e titolare dell’agenzia «Mondo Travel», Vincenzo Saulino, funzionario della Motorizzazione, incaricato alle operazioni di revisione, e Antonietta Ceriola, assistente amministrativo del predetto ufficio, tutti arrestati all’inizio del luglio del 2014 e accusati oltre che dei reati di omicidio plurimo colposo e disastro colposo, anche di falso in atto pubblico per aver falsificato il documento della revisione del bus che provocò la strage. Come è stato accertato nel corso delle indagini, il pullman non aveva mai «varcato i cancelli della Motorizzazione civile di Napoli nonostante avesse percorso circa ottocentomila chilometri».

Nel corso delle indagini si è scoperto che il proprietario non si era mai preoccupato di effettuare una «corretta e regolare manutenzione del mezzo» e la relativa revisione annuale. I due dipendenti della Motorizzazione, nel frattempo licenziati dal lavoro, «non impedivano la circolazione del bus, che non avrebbe mai potuto superare con esito regolare la prescritta revisione sia per l’elevato grado di corrosione della struttura portante, sia per lo stato e la tipologia dei pneumatici sia per il malfunzionamento della valvola di protezione 4 circuiti, indispensabile per attivare uno dei dispositivi di sicurezza del sistema frenante». Il procuratore di Avellino, Rosario Cantelmo, sottolinea come tutti i dipendenti della Società Autostrade indagati avevano «l’obbligo giuridico di impedire il gravissimo incidente stradale». Si indagano, inoltre, l’amministratore delegato e i dirigenti «per colpa consistita in negligenza, imperizie e imprudenza, nonché nella violazione delle norme che garantiscono la circolazione autostradale in condizioni di sicurezza, per aver omesso di provvedere, in occasione dell’adeguamento di tratti significativi di tronchi stradali, alla riqualificazione dell’intero viadotto Acqualonga, con la necessaria sostituzione delle barriere di sicurezza con quelle marcate CE, trattandosi peraltro di viadotto autostradale connotato da particolare pericolosità essendo stato progettato e realizzato con geometrie non adeguate ad una infrastruttura autostradale».

Gli indagati hanno venti giorni di tempo per presentare memorie difensive e chiedere di essere interrogati. Alla scadenza di questi termini la Procura chiederà il loro rinvio a giudizio.







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