Nuova sconfitta del Comune di Aversa in tema di canoni idrici. Quasi otto anni fa, a un utente avevano sostituito il contatore dei consumi idrici, ma continuavano ad arrivare a casa sua sempre richieste di pagamento su consumi presunti facenti capo al vecchio contatore, sino a quando non si è accorto di star pagando somme non dovute e ha citato il Comune di Aversa in giudizio per farsi restituire le somme versate in più, dopo aver tentato di ottenere le somme in via bonaria. E così, i magistrati del tribunale di Napoli Nord gli hanno dato ragione riconoscendo il diritto del protagonista, un dirigente dell'Asl in pensione, L.B., difeso dall'avvocato Fabio Roselli, a vedersi restituire poco più di tremila euro oltre gli interessi legali con la condanna a duemila euro di spese di giustizia.
Una sentenza che conferma, una volta di più, la superficialità con la quale è stato gestito in questi anni il servizio idrico cittadino che da decenni è stato considerato una sorta di cenerentola incamerando solo perdite per centinaia e centinaia di migliaia di euro e provocando disastri nei già claudicanti conti del comune normanno.
Il ricorrente, quindi, come riconosciuto dal tribunale aversano, ha pagato all'ente locale delle somme per consumi inesistenti e ingiustificati per un totale di poco più di tremila euro. Da qui, la richiesta di restituzione di quanto indebitamente versato e che, nonostante le richieste bonarie del cittadino, non erano state restituite e la conseguente emissione delle fatture sulla base dei consumi reali. Nella causa, il Comune di Aversa, nonostante la rituale notifica del ricorso e del decreto di fissazione dell'udienza, non si è costituito ed è stato, quindi, dichiarato contumace e, al termine del giudizio, condannato alla restituzione di quanto indebitamente incamerato.