Reggia di Caserta, la tecnologia Benecom per salvare i lecci della Via dell'Acqua

Pronta un'attività di telerilevamento aereo con sensore per la verifica dello stato di salute della vegetazione arborea

La tecnologia Benecom per salvare i lecci della Via dell'Acqua
La tecnologia Benecom per salvare i lecci della Via dell'Acqua
di Lidia Luberto
Sabato 26 Agosto 2023, 11:00 - Ultimo agg. 14:09
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Ancora sui lecci della Reggia che costeggiano la lunga via d'acqua e che dovrebbero essere sostituiti, perché in pessime condizioni di salute. Da quando, infatti, nel corso di un convegno pubblico, la direzione della Reggia ha comunicato gli esiti dello studio condotto dalle università di Bologna e di Napoli, si sono moltiplicati gli interventi e le iniziative tese ad evitare una scelta ritenuta troppo radicale. Fra gli interventi più recenti, quello di Carmine Gambardella, già preside del dipartimento di Architettura dell'Università della Campania, e attualmente componente Cattedra Unesco, nonché direttore di Benecon, consorzio fra università, del presidente di Irvart (Istituto per la valorizzazione e tutela dei prodotti regionali), Ciro Costagliola, di Emilia Cangiano presidente ordine dei dottori agronomi e forestali della provincia di Caserta, nonché dei rappresentanti di alcune associazioni ambientaliste che sono già al secondo accesso al Parco per controllare de visu la situazione degli alberi.  

Il professore Gambardella, ha messo a disposizione dei responsabili del museo la tecnologia a disposizione di Benecon, un'attività di telerilevamento aereo con sensore per la verifica ed il controllo dello stato di salute della vegetazione arborea. «L'attività finora eseguita ed in itinere di processamento dei dati acquisiti ci permette di verificare e indagare puntualmente singoli alberi e vegetazione al fine di individuarne lo stato di salute.

Siamo, perciò, in grado con facilità di verificare la maggiore o minore attività e concentrazione clorofilliana della vegetazione, un indice che descrive il livello di salute della vegetazione. Una tecnologia avanzatissima che - dice Gambardella - vogliamo mettere a disposizione gratuita dei responsabili della Reggia, per cercare di evitare quello che, secondo noi, potrebbe essere un grave danno paesaggistico. Un'iniziativa nata dall'amore del territorio e di un bene che è, appunto, patrimonio dell'umanità».

Anche l'Ordine degli agronomi, per il tramite della presidente Cangiano, ritorna sulla questione per «sgomberare il campo da ogni tipo di equivoco» ed evidenzia di aver ricevuto invito «a partecipare all'incontro del 7 luglio scorso circa un generico progetto di riqualificazione della Via d'Acqua del Parco della Reggia apprendendo in quella sede, con sorpresa, delle decisioni già da tempo assunte dal direttore Reggia, riguardo all'abbattimento e sostituzione di 750 lecci del primo filare». In quella stessa occasione, si legge in un comunicato a firma della stessa presidente, «veniva avanzata la proposta da parte del presidente dell'ordine di costituire un tavolo delle professioni tecniche per dare un contributo alle soluzioni proposte, ovviamente previa indagine ed ispezione dello stato fitosanitario dei lecci». Peraltro nello stesso comunicato si precisa che «non è stato dato avallo ad alcuna decisione dell'Ente Reggia, né tantomeno sono state prese posizioni ufficiali (non c'erano le basi), sebbene alcuni iscritti, a titolo personale, abbiano ritenuto di dover dare un contributo».

In conclusione, l'ordine «nello spirito di dare un contributo costruttivo al Parco della Reggia, gratuitamente si rende disponibile a verificare e proporre l'adozione delle migliori soluzioni tecniche che salvaguardino il patrimonio forestale della Reggia».

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Nel frattempo, il presidente dell'Invart, Ciro Costagliola, ha promosso per giovedì 31 alle 18, nella sede dell'Istituto a Villa Vitrone, un incontro operativo ristretto, coinvolgendo Ordini, Associazioni, Università, al fine di avviare la richiesta di accesso agli atti. Peraltro, nella convocazione firmata Costagliola, si ricorda che, negli anni passati, l'ordine era stato interpellato ed «a seguito di attenti sopralluoghi di una qualificata commissione tecnica, si pervenne alla conclusione che solo pochi lecci, con attacchi evidenti di parassiti minatori e fungini andavano sostituiti con il trapianto di piante adulte di circa 10 anni della stessa specie. L'intervento, ripetuto ogni anno avrebbe consentito la graduale sostituzione delle piante malate con piante sane senza un evidente e massiccio impatto sui corridoi della via d'Acqua, cosa che anche in passato si faceva».

Prosegue, inoltre, anche l'iniziativa dei rappresentanti di alcune associazioni ambientaliste che stanno effettuando sopralluoghi al parco. Un'attività che avrebbe portato alla verifica di circa 400 esemplari fra i quali solo il 20% sarebbe da sostituire, mentre gli altri, potrebbero, secondo i partecipanti alla visita, essere salvati. 

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