Il Pesce d'aprile e il ricordo di Titina per gli «Scarrafoni» di Langella

I volumetti di Giuseppe Pesce e Francesco Russo per celebrare una tipica tradizione e la storica giornalaia di Port'Alba

Pesce d'aprile
Pesce d'aprile
Martedì 19 Marzo 2024, 17:41 - Ultimo agg. 18:33
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Due nuove uscite nell'apprezzatissima collana «'O scarrafone» dell'editore-libraio di Port'Alba Pasquale Langella: libri dal piccolo formato ma dal grande contenuto.

Il primo libriccino (dal costo di 6 euro, in uscita il 26 marzo) è «Il Pesce d'Aprile» di Giuseppe Pesce. Dove, quando e perché sia nata questa particolarissima tradizione  è questione ancora dibattuta, nonostante numerose ricerche abbiano cercato di risolverla. Certo è che in Italia come in Francia, in Germania come addirittura in India, da molti secoli esiste la consuetudine di dedicare i giorni a cavallo tra marzo e aprile alla progettazione ed esecuzione di scherzi, spesso ingegnosi, a danno del malcapitato di turno. In questo sapido volumetto, Giuseppe Pesce, giornalista e storico dalla penna sapiente, prendendo spunto dagli “appunti” dedicati all’argomento da Giuseppe Pitrè, ripercorre la diffusione del Pesce d’Aprile e ne testimonia la vitalità nel tempo e nello spazio.

«Questo libriccino doveva uscire l’anno scorso, ma – ben considerando l’argomento, e con la scusa di trasformare in Arte la monotonia della Vita – ho fatto uno scherzo all’editore, per mascherare il mio colpevole ritardo.

Per chi, come me, festeggia il 1° aprile una sorta di “cognomastico”, quella sul Pesce d’Aprile è una curiosità quasi innata, che trova soddisfazione innanzitutto nella bella ricerca che il geniale Giuseppe Pitrè pubblicò dal 1886 nei suoi interessantissimi studi sulle tradizioni popolari, – 5 – aggiornandola a più riprese fino ai primi del Novecento» è l'introduzione dell'autore. 

Un mese dopo è prevista l'uscita del volumetto «Titina. La sentinella di Port’Alba» a opera di Francesco Russo, cilentano, avvocato penalista a Napoli per più di quarant’annio, appassionato di storia e di dialetti del sud. Un omaggio sentito a un personaggio che per anni ha caratterizzato il centro storico partenopeo. La memoria dei luoghi di una città non è fatta soltanto dagli edifici che li compongono e dagli avvenimenti storici che vi si sono svolti, ma anche dalle vicende di coloro che in quei luoghi hanno abitato e lavorato giorno dopo giorno, contribuendo con il loro vissuto alla costruzione dell'identità collettiva. In questo piccolo libro, Russo racconta con affetto un angolo di Napoli, Port'Alba e i suoi dintorni, rievocando la microstoria di Titina, la giornalaia, appostata come una sentinella nella sua edicola, che a sua volta si intreccia con quelle di altre anime: Giannina, che vendeva sigarette con la grazia di una fioraia; Giovanni, esperto conoscitore di immagini d'epoca; Fra Crescenzio, il converso di Santa Chiara convinto di far suonare Bach e Beethoven alle sue campane.

«Probabilmente voi non sapete chi era Titina e quanto abbia significato per tantissimi di noi che abbiamo vissuto, come se fosse stata casa nostra, quel cerchio magico di Napoli che racchiude nel raggio di cinquanta metri i muri di Port’Alba, di via Costantinopoli, di Piazza Bellini, di via San Sebastiano e di via San Pietro a Majella. Ebbene, Titina era il Genius Loci di quell’angolo di mondo frequentato da studenti, da musicisti, da intellettuali, da insegnanti, da librai, da professionisti, da artisti, dalla gente più strana che aveva come punto di riferimento proprio lei, Titina» racconta Russo.

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