Roberto De Simone, il nuovo libro: «Gli ultimi giorni di Giovanna d’Arco come in un film»

Un libro del maestro racconta l’eroina francese: «Ci ho messo oltre quattro anni e mezzo per scriverle».

Roberto De Simone
Roberto De Simone
di Donatella Longobardi
Domenica 21 Aprile 2024, 08:00 - Ultimo agg. 22 Aprile, 17:59
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«Per scrivere quest’opera ho impiegato quattro anni e mezzo di principale attenzione ai linguaggi e al rapporto storico tra oralità e scrittura, tra prosodia ritmica e prosa letteraria, tra testo e immagini. Perché chi non conosce il buio non può capire la luce». Roberto De Simone mostra con orgoglio la prima copia di un’opera nuova appena data alle stampe, Dell'Arco Giovanna d'Arco – Mystère cinematografico per musica (in uscita per Colonnese editore), libro dedicato alla Pulzella d'Orléans. Centosessanta pagine tra cui spiccano le interessanti illustrazioni a matita di Massimo Forte, amico e collaboratore del maestro, riprese da vecchi testi, primo tra tutti il più antico ritratto esistente di Giovanna tratto dal registro del Parlamento di Parigi del 1429 tenuto da Clément de Fauquembergue. 

Compositore, oltre che scrittore, regista, ricercatore e musicologo, il maestro, novant’anni compiuti nell’agosto dello scorso anno, non ha mai interrotto la sua sempre fervente attività creativa. E ora fa rivivere l’eroina francese dando spazio alle voci popolari e istituzionali che caratterizzano la sua vicenda, le voci dell’albero, del mercato, del processo.... Tanti i rimandi, i cori, i testi per soprani, tenori, bassi e contralti, madonne, mendicanti e contadine, ufficiali e sentinelle, canti devozionali e gregoriani. Raccontano sopratutto il tribunale dell’inquisizione che condannò l’eroina nonostante il suo appello al Papa di Roma, tra vescovi e teologi e dottori in diritto canonico. Un mix cui fa riscontro la parte musicale (cui ha collaborato Antonello Paliotti), una partitura non ancora completata, che inizia con tre squilli di tromba ed è una sorta di annuncio dell’opera - a la maniera di Wagner - in cui confluiscono accenni a «Bella ciao», il «Salve Regina» in latino, le note di un musicista fiammingo, Johan Antiquis, con la sua «Missa sine nomine» fino a «Ma fin est mon commencement», celebre canone medioevale di Guillaume de Machaut strumentato per chitarra e archi.

Nella pubblicazione, invece, ci si concentra non sulle celebri battaglie ma sugli ultimi giorni della Vergine martire di Francia, la ragazza che da semplice contadina si trasformò nell’eroina che guidò l’esercito francese contro gli inglesi nella guerra dei cent’anni, accusata di stregoneria e morta sul rogo nel 1431, a Rouen, quando aveva solo 19 anni. Un personaggio che con la sua leggenda tramandata anche oralmente ha sempre interessato lo studioso napoletano che non a caso dedica il volume alla memoria dell’antropologa Annabella Rossi con cui collaborò all’inizio delle sue ricerche sul campo.

Inoltre, tempo fa, in una libreria antiquaria di Parigi, De Simone scovò un volumetto che conteneva gli atti del processo a Giovanna, stampato nel 1953. Altro testo di riferimento per lui è stato, poi, Le mysteére du siége d'Orléans, opera poetica in francese antico della metà del Quattrocento e conservata nella Biblioteca Vaticana, da poco reso fruibile: fonte, spiega, «di preziose informazioni riguardanti le credenze popolari di un Medioevo sopravvissuto nel pensiero contadino dell'Europa fino alla metà del secolo Ventesimo». Ma, aggiunge, «oltre la copia in latino prodotta dal vescovo Pierre Cauchon di Beauvais, presidente del processo d’ufficio e di condanna, io mi sono riferito al cosiddetto manoscritto di Urfè, ossia alla copia notarile prodotta, assise dopo assise, giorno per giorno, estemporaneamente, dal notaio Guillaume Desjardins, in cui emerge la geniale personalità mistico-religiosa dell’eroina lorenese».

Una personalità che ha conquistato De Simone e lo ha portato a realizzare questa nuova straordinaria «partitura musicale e cinematografica», un testo non teatrale per l’impossibilità di essere rappresentato su un normale palcoscenico, in cui sono contenute anche le indicazioni delle inquadrature come in ogni sceneggiatura che si rispetti. Si legge ad esempio tra le prime pagine: «Campo lungo di aia contadina con alberi, un altissimo faggio, una fontana. Tre ragazzine che giocano a palla, stacchi vari sul gioco». 

La necessità di arrivare a questa soluzione, giunta al termine di tante ricerche, la spiega lo stesso De Simone in una postfazione introduttiva alla lettura. «Dal cinema, dalla letteratura, dalla musica (sinfonica o di consumo), immagini, parole, suoni, attestavano da tempo la persistenza della figura di Giovanna d’Arco nella nostra realtà: una presenza quasi come una necessità rappresentativa, radicata, probabilmente, ad un vuoto progressivo dell'informe immaginario di massa», scrive il musicologo. Il quale non ha mancato di ripercorrere la lettura dei testi drammaturgici ispirati alla figura di Giovanna considerando i lavori scritti tra Otto e Novecento motivati dalla romanticizzazione e dalla canonizzazione di Giovanna, beatificata nel 1909 e proclamata santa da papa Benedetto XV nel 1920.

Il tutto lontanissimo dal «pomposo e nazionalistico» melodramma verdiano, ma anche dalla prima opera lirica scritta sull’eroina francese, derivata dal testo shilleriano, composta da un musicista napoletano praticamente sconosciuto ai nostri giorni, Michele Carafa, opera rappresentata a Parigi nel 1821 ma mai a Napoli. E ad altre opere musicali, cinematografiche e di prosa, comprese quelle di Bertolt Brecht. Anche se, confessa il maestro, che a stimolare la sua prima stesura, era stato un dramma radiofonico degli anni Cinquanta del Novecento, firmato da Anna Seghers, cui pure fa riferimento nel testo. 

 

Tante, dunque, fonti che hanno alimentato il progetto dello studioso che, tra l’altro, mette in relazione il culto di San Michele diffuso sul Gargano nel santuario del V secolo sulla via Francigena del Sud e quello attivo in Normandia a Mont Saint Michel, vicino alla terra della nostra Pulzella. Un culto che ritorna anche sulla copertina del volume in cui è raffigurato un ferro di cavallo che è anche un «arco» dove si allude alla santa e al suo mito, basato su tanti fattori. A iniziare dalla sua nascita, avvenuta il 6 gennaio, giorno dell'Epifania, per arrivare ai suoi poteri profetici, ai clamorosi prodigi (tra i quali la resurrezione di un bambino morto da tre giorni), le facoltà di levitazione, di guaritrice, le visioni di angeli e santi. Un’eroina oggetto di culto già da viva con le sue vesti maschili, la chioma recisa, armata di spada e vincitrice di un esercito ritenuto invincibile.

Un personaggio che oggi, con termine politicamente corretto, si potrebbe definire «gender fluid». Non a caso, al lettore che s’appresta a gustare l’opera di non facile fruizione, di fronte a una tale massa di suggestioni, storiche, culturali, visive e sonore, De Simone indica semplicemente le parole di una lettera di San Paolo ai Filippesi: «Non dovete capirmi, dovete sentirmi». 

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