Draghi: «Tenuta Ue a rischio per la bassa inflazione, ma la Bce non abbassa la guardia»

Draghi: «Tenuta Ue a rischio per la bassa inflazione, ma la Bce non abbassa la guardia»
Giovedì 7 Aprile 2016, 10:37 - Ultimo agg. 8 Aprile, 00:40
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«Le prospettive per l'economia mondiale sono circondate da incertezza. Dobbiamo fronteggiare persistenti forze disinflazionistiche. Si pongono interrogativi riguardo alla direzione in cui andrà l'Europa e alla sua capacità di tenuta a fronte di nuovi shock». 

«Il 2015 è stato un anno di ripresa per l'economia dell'area dell'euro. L'inflazione ha tuttavia continuato a seguire una traiettoria discendente». Così il presidente della Bce Mario Draghi nel rapporto annuale dell'Eurotower. Le misure adottate dalla Banca Centrale Europa negli ultimi anni hanno «ribadito che, anche dinanzi a forze disinflazionistiche su scala mondiale, la Bce non si piega a un livello di inflazione eccessivamente basso». Così ancora Draghi: «Gli effetti avversi si sono intensificati agli inizi del 2016, rendendo necessario, da parte nostra, un orientamento ancora più espansivo della politica monetaria».

Draghi inoltre presenta una lettura oggettiva della situazione economica per dimostrare l'efficacia, la giustezza delle scelte di politica monetaria dell'ultimo anno e mezzo e anche per evitare allarmismi che possono essere controproducenti. Non a caso parte con l'affermazione che il 2015 «è stato un anno di ripresa per l'economia dell'area dell'euro». Un quadro annebbiato però dalla «traiettoria discendente» dell'inflazione. In tale contesto, si è rafforzata la fiducia fra i consumatori per una maggiore spesa; da parte delle imprese per riavviare le assunzioni e gli investimenti; a livello delle banche per incrementare i prestiti. Sul piano macro, la domanda interna ha sostituito quella esterna come motore della crescita, è ripartita la dinamica del credito, l'occupazione ha continuato ad aumentare. Le preoccupazioni per la deflazione si sono «interamente dissipate».

Tutto ciò non nasce per caso, è dovuto anche (e secondo molti in gran parte) alle decisioni di politica monetaria per fronteggiare e allontanare le minacce per la stabilità dei prezzi.
Dalla decisione del gennaio 2015 di ampliare il programma di acquisto di asset con successivi aggiustamenti (estensione degli emittenti di titoli ammissibili per gli acquisti) alla riduzione a dicembre ridurre ulteriormente in territorio negativo il tasso sui depositi presso la banca centrale e ricalibrare gli acquisti di asset. I risultati si sono visti: dalla metà del 2014 i tassi sui prestiti bancari sono diminuiti di circa 80 punti base nell'area dell'euro, con un effetto di trasmissione equivalente, in circostanze normali, a una riduzione una tantum dei tassi di 100 punti base. E in assenza di QE l'inflazione sarebbe risultata negativa nel 2015 e sarebbe stata inferiore di oltre mezzo punto percentuale nel 2016 e di circa mezzo punto percentuale nel 2017. Il programma di acquisti di asset, secondo i calcoli della Bce, produrrà un aumento del pil dell'area dell'euro di circa 1,5 punti percentuali nel periodo 2015-2018. Le decisioni di fine anno con qui è stato rafforzato ulteriormente il 'quantitative easing' la Bce, dice Draghi, ha ribadito che «di fronte a forze disinflazionistiche su scala mondiale, non si piega a un livello di inflazione eccessivamente basso».
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