Aumentano i dubbi sul Pil, la Ue vuole uno sforzo in più

Aumentano i dubbi sul Pil, la Ue vuole uno sforzo in più
di David Carretta
Mercoledì 5 Ottobre 2016, 00:21 - Ultimo agg. 08:01
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STRASBURGO Dopo i dubbi espressi da Bankitalia e dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, anche dentro la Commissione europea si guarda con scetticismo agli obiettivi fissati dal governo nella nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza. Ma, a differenza dei giudizi espressi dalle istituzioni italiane, le nuove stime che l’esecutivo comunitario pubblicherà a novembre potrebbero costringere l’Italia a compiere uno sforzo molto più ampio di quello programmato dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e dal suoministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

IL DEFICIT STRUTTURALE
I numeri contenuti nel Def sono attualmente analizzati dai tecnici della direzione generale Ecfin e serviranno da base per il giudizio che sarà espresso da Bruxelles sulla legge di bilancio entro fine novembre. Lo scostamento tra le previsioni del governo e quelli della Commissione sull’andamento della crescita il prossimo anno dovrebbe essere minimo. Ma il dato sul deficit nominale rischia di schizzare verso l’alto. «La cifra di Ecfin è più alta. Si va verso il 2,2 o 2,3% di deficit nominale» contro il 2% contenuto dal Def, al netto dello 0,4% per le circostanze eccezionali invocate su terremoto e migranti, spiega una fonte comunitaria. Di conseguenza, lo sforzo strutturale richiesto all’Italia per il 2017 potrebbe essere ancora più alto dello 0,2% di Pil su cui già ora la Commissione insiste.

Lo scostamento tra le stime del governo e quelle dell’esecutivo comunitarie vengono spiegate con diverse ragioni. «Nella metodologia di Ecfin non si tiene conto delle entrate che non sono ancora approvate», dice la fonte. Ma non solo: «I paesi del Sud hanno la tendenza ad abbellire le cifre». In una situazione normale, un divario di un paio di decimali non ha alcun impatto. Ma, nel caso dell’Italia, le cifre del Def indicano «un rischio di deviazione significativa» dalle regole del Patto di Stabilità. «Ciò che ci è arrivato non è per nulla è conforme», spiega la fonte. In questo contesto, il commissario agli affari economici, Pierre Moscovici, intende chiedere a Padoan di rispettare l’impegno assunto lo scorso maggio per ottenere 19 miliardi di flessibilità nel 2016: per essere «a grande linee conforme» («broadly compliant», ndr), il saldo netto strutturale deve migliorare dello 0,2% contro lo 0% inserito nel Def. Se invece, come probabile, nelle previsioni di novembre la Commissione constaterà un deficit nominale più alto del 2%, lo sforzo strutturale richiesto salirà ancora. Il rischio molto concreto con le cifre attuali del Def è di una procedura per deficit eccessivo per violazione della regola del debito, che potrebbe scattare a novembre.

FALCHI E COLOMBE
La Commissione è spaccata sull’attitudine da tenere nei confronti dell’Italia. Il suo presidente, Jean Claude Juncker, è determinato a «aiutare Renzi» in particolare in vista del referendum del 4 dicembre, spiega un altro funzionario. Moscovici è disposto a limare le cifre dello sforzo strutturale, tenendo conto dell’inflazione, dell’output gap, del terremoto e della crisi dei migranti. Ma i tecnici di Ecfin hanno «dubbi sulla possibilità che tutte queste eccezioni» permettano all’Italia di rispettare gli impegni, spiega la prima fonte. Inoltre, dentro la Commissione, il fronte del rigore non ha alzato bandiera bianca. «In alcuni Stati membri, tra gli altri l’Italia, il debito è già molto alto», ha detto ieri al Messaggero la commissaria agli Affari sociali, Marianne Thyssen: «Il Patto di Stabilità c’è per evitare che il debito non cresca ancora e ancora». Thyssen ha escluso ulteriori sconti per rilanciare la crescita o gli investimenti. Secondo la commissaria, l’Italia non può «permettersi di giocare con la situazione finanziaria e rischiare di nuovo delle crisi. Dobbiamo continuare a vegliare sulla stabilità delle finanze pubbliche». La trattativa tra Padoan e Moscovici, che dovrebbe entrare nel vivo nei prossimi giorni a Washington a margine della riunione dell’Fmi, è tutta in salita. 
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