L'ultimatum del Cavaliere, verso la crisi sulla manovra

L'ultimatum del Cavaliere, verso la crisi sulla manovra
di Marco Conti
Lunedì 11 Novembre 2013, 10:02
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Comincia ad essere tutto pi chiaro a tutti. La parola ”traditori” non ancora uscita dalla bocca di Silvio Berlusconi che, per pronunciarla, attender l’esito del Consiglio Nazionale di sabato. Non c’è dubbio però che ieri pomeriggio il Cavaliere ha fatto un salto sulla sedia quando ha sentito ad Arcore l’intervista di Angelino Alfano nella quale il segretario del Pdl, anche a dispetto delle evocate primarie, lo ha candidato a premier del centrodestra per il 2015. «Mi sta prendendo per il culo!», è sbottato il Cavaliere al telefono con la valanga di lealisti che non hanno perso l’occasione per evidenziare come, per la prima volta, Alfano abbia detto che il governo deve andare avanti a prescindere dal destino del fondatore del Pdl.



MOSTRI

Dire che non se l’aspettava è un po’ eccessivo, ma certamente il Cavaliere era convinto di avere maggiori margini di recupero sulla pattuglia dei governativi che, malgrado siano in netta minoranza nel partito, continuano a poter contare a palazzo Madama su una pattuglia consistente di senatori pronti a sostenere il governo-Letta. A meno di cinque giorni dall’assemblea la rottura sembra nei fatti ed è cominciato il classico gioco del cerino o del ”che fai, mi cacci”. Il Cavaliere, per poter dare dei traditori a chi resterà alleato del Pd anche dopo il voto di decadenza, non vuole essere colui che mette alla porta gli alfaniani e quello di ieri rappresenta una sorta di ultimatum.

«Si vedrà il 26 novembre chi riconosce la leadership di Berlusconi», suggerisce un azzurro-doc come Osvaldo Napoli. E’ infatti molto probabile che il ping-pong continui anche dopo il Consiglio Nazionale nel quale dovrebbe essere sancita la linea dello strappo qualora il 27 novembre il Senato certifichi la decadenza da senatore e compia quello che Berlusconi definisce «un omicidio politico».



CAUTELE

Il pressing sul Cavaliere dei falchi alla Verdini e dei lealisti di Raffaele Fitto, dopo le parole di Alfano, è stato fortissimo e alimentato da un profluvio di dichiarazioni. Alla fine, e malgrado le cautele suggerite da Paolo Bonaiuti, la decisione di intervenire ”senza audio”. Ovvero con un’intervista scritta all’Huffington Post, messa sul sito dopo i tg serali e nella quale l’ex premier non cita mai Alfano e sembra rivolgersi più ai senatori-dissenzienti che al segretario del Pdl. Con tutta evidenza, e a dispetto di tanti ”profeti”, il Cavaliere conferma di non avere nessuna voglia di mollare. La cena di questa sera a villa Gernetto con un folto gruppo di giovani, reclutati dai cacciatori di teste che lavorano per le aziende di famiglia, conferma come l’ex premier stia cercando volti nuovi per alimentare il partito. Di fatto è già una spia della prospettiva elettorale nelle quale si muove il Cavaliere.



I sondaggi gli danno conforto e adrenalina. Il partito di Alfano non arriverebbe al due per cento, mentre Forza Italia, ancora non del tutto risorta, starebbe sul venti per cento. Percentuali che Berlusconi pensa di far salire qualora il governo Letta dovesse decidere di non cambiare la legge di stabilità. Senza la cancellazione totale della tassa sulla casa Berlusconi è pronto a passare all’opposizione anche prima del voto sulla decadenza per poi attendere il congresso del Pd e vedere se il partito guidato da Matteo Renzi avrà ancora la forza di sostenere un governo non più di larghe intese e che dovrebbe cercarsi al Senato la maggioranza anche a sinistra.
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