Commercialista guidava la gang delle fatture false: evasi 40 milioni

Commercialista guidava la gang delle fatture false: evasi 40 milioni
Giovedì 12 Febbraio 2015, 18:46
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Al termine di un'indagine durata oltre due anni, otto arresti sono stati eseguiti all'alba di ieri in Campania e in Lombardia, da militari del comando provinciale della guardia di finanza di Perugia nei confronti dei componenti di un presunto gruppo criminale ritenuto responsabile di aver frodato l'Iva e le altre imposte societarie per decine di milioni di euro attraverso un giro di fatture false che avrebbe interessato sette società italiane, quattro ungheresi, una romena e una svizzera. Sono finiti in carcere, in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare, un imprenditore di 53 anni napoletano, operante da tempo nel settore del recupero dei rottami metallici; un 47enne ritenuto il contabile e responsabile amministrativo del gruppo e un altro napoletano, di 50 anni, commercialista, che per gli investigatori avrebbe ideato i sistemi di frode.



Ai domiciliari altri cinque uomini, tutti presunti prestanome messi a capo delle varie società coinvolte nella frode. Sono state individuate fatture false per oltre 160 milioni di euro, oltre 40 milioni di Iva evasa, oltre 85 milioni di base imponibile sottratta al fisco italiano, indebite compensazioni di imposte e contributi previdenziali con 3 milioni di crediti Iva inesistenti.



Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica di Perugia e svolte dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Perugia e dal servizio antifrode dell'Agenzia delle dogane del capoluogo umbro, hanno preso il via dall'esame della contabilità di una società di Bastia Umbra, prima con sede legale a Napoli. Già i primi accertamenti, svolti anche con la collaborazione delle polizie doganali e tributarie d'oltralpe, avevano fatto emergere - ha spiegato la guardia di finanza - una serie di anomalie: documentazione di trasporto del prodotto irregolare, mancanza di idonee strutture di stoccaggio, assenza di personale tecnico, pagamenti tramite compensazioni finanziarie o cessioni di crediti dubbi, perfino false contestazioni sulla qualità delle merci o di macchinari per giustificare l'emissione di successive note di credito.



Tutto era organizzato nel minimo dettaglio: la presunta organizzazione operante nel settore dei rottami metallici avrebbe utilizzato numerose società, alcune di queste con il ruolo di mere «cartiere», operando in Italia, Svizzera, Slovenia, Ungheria e Romania ed evadendo sistematicamente le imposte - sempre secondo la Gdf - attraverso la creazione a tavolino di ingenti crediti Iva fittizi, poi utilizzati anche in compensazione per non versare neanche un euro di imposte dirette e di contributi previdenziali.

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