Napoli, il caso del ginecologo morto: sì alla riesumazione del corpo

Caso Ansaldi, la Procura dice ok alle nuove indagini, nominato pool di specialisti

Napoli, il caso del ginecologo morto: sì alla riesumazione del corpo
Napoli, il caso del ginecologo morto: sì alla riesumazione del corpo
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Sabato 24 Febbraio 2024, 18:39 - Ultimo agg. 18:46
4 Minuti di Lettura

Non si esclude la possibilità di riesumare il cadavere del ginecologo Stefano Ansaldi. Sono gli stessi pm della Procura di Milano a dare l’ok - lì dove dovesse essere ravvisata l’esigenza - alla procedura di esumazione del corpo del professionista campano deceduto a Milano tre anni fa. Una svolta impensabile fino a qualche mese fa, che è figlia della battaglia fatta dai legali che assistono la famiglia del professionista deceduto, vale a dire gli avvocati Francesco Cangiano e Luigi Sena, che avevano inoltrato una richiesta di opposizione all’ipotesi di archiviazione sostenuta in prima istanza dalla stessa Procura milanese. 

Pochi giorni fa, dunque, la svolta. La Procura di Milano ha conferito così l’incarico ad un pool medico legale per la nuova consulenza sul caso del ginecologo campano morto a 65 anni, che venne trovato sgozzato il 19 dicembre del 2021 vicino alla stazione Centrale, sempre nel capoluogo lombardo.

Per la nuova consulenza sono stati nominati dal pm Cecilia Vassena i medici legali Cristina Cattaneo, la nota anatomopatologa che si è occupata dei casi più importanti di cronaca, e Annalisa D’Apuzzo e anche l’antropologa naturalista Giulia Caccia. 

Il pool dovrà accertare, in particolare, se il taglio alla gola sia riconducibile ad un gesto auto inferto, quindi un atto di autolesionistico. Gli esperti si baseranno sull’esame autoptico eseguito nel marzo di tre anni fa e sulla documentazione presente agli atti. Se necessario, comunque, potrà essere disposta «l’esumazione» della salma per eseguire una seconda autopsia sui resti. I legali della famiglia Ansaldi, che non hanno mai creduto al suicidio e chiedono di indagare ancora sull’ipotesi di omicidio. E non è tutto. I difensori di Ansaldi hanno nominato a loro volta il professor Pietrantonio Ricci come consulente.

Gli accertamenti prenderanno il via il prossimo 7 marzo e dovranno concludersi entro 60 giorni, ossia a maggio. La nuova consulenza arriva dopo la decisione della gip Ileana Ramundo che lo scorso 8 gennaio, accogliendo la richiesta dei familiari, ha respinto la richiesta di archiviazione della Procura, ordinando così ulteriori indagini. 

Ma proviamo ad approfondire gli ultimi step di una vicenda ancora tecnicamente aperta. In sintesi, il ginecologo, che aveva difficoltà finanziarie ed era arrivato quel giorno stesso da Napoli in treno, era stato visto da alcuni testimoni cadere a terra sotto un’impalcatura in via Macchi (siamo a due passi dalla sede del consiglio dell’ordine dei medici di Milano). Nessuno, secondo quanto emerso dalle indagini, aveva però notato un presunto aggressore scappare. Vicino al corpo erano stati ritrovati il suo Rolex e una valigetta con pochi oggetti personali. Ansaldi indossava guanti in lattice e sul coltello non sono state trovate impronte. Aveva una valigia vuota, o comunque, con pochi oggetti, tra cui un carica batteria del telefono cellulare. Pochi minuti prima di trovare la morte in via Macchi, Ansaldi trovò il tempo di relefonate alla moglie, per ribadire che sarebbe rientrato a Napoli in serata e che desiderava una pizza per cena. Strano atteggiamento per chi medita il suicidio.

Diversi i punti al vaglio degli inquirenti. Da un lato, va chiarito, che l’uomo viene inquadrato da diverse telecamere mentre si aggira sempre da solo. In un’altra scena, strappa dei fogli di carta che vengono gettati in un sacchetto della spazzatura, ma che non sono stati trovati. Poi c’è la stranezza del taglio. A leggere la consulenza dei medici consultati dalla difesa, il taglio alla gola potrebbe giustificarsi - in un’ottica autolesionistica - solo se l’uomo avesse assunto una strana e forzata torsione del corpo. Taglio impreciso e doloroso, dal pomo di adamo all’orecchio, in un movimento abbastanza complicato; diverso invece se quel taglio (quei tagli) fossero stati inferti dalle spalle del ginecologo, da parte di un aggressre giunto all’improvviso, al punto tale da spingere Ansaldi ad ingaggiare una strenua (e vana) resistenza prima di morire. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA