Napoli, i maestri scendono in piazza: «Vogliamo il concorso per tutti»

Napoli, i maestri scendono in piazza: «Vogliamo il concorso per tutti»
di Rossella Grasso
Martedì 10 Luglio 2018, 13:28 - Ultimo agg. 14:30
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«Il provvedimento teso a congelare la situazione delle maestre diplomate ricorsiste per altri 120 giorni, è un elogio alla disonestà e alla scorrettezza». Sono queste le parole dei laureati e laureandi in scienze della formazione, i maestri, che scendono in piazza per protestare contro i ricorsi di chi con il diploma magistrale rivendica il diritto all'insegnamento. Ma chi ha affrontato il percorso di studio necessario per insegnare alla scuola elementare non ci sta, e rivendica il diritto a un concorso aperto a tutti. Il presidio si è svolto a Napoli il 10 luglio davanti alla sede dell'Ufficio Scolastico Regionale di Napoli, ma le associazioi dei maestri scenderanno in numerose piazze italiane per far sentire la propria voce.
 


«Vogliamo che sia fatto un concorso che premi il merito - dice Antonio Marciano del Coordinamento Nazionale Scienze della Formazione - abbiamo investito tanto nello studio perchè il nostro sogno è insegnare e farlo bene. L'insegnamento non può essere un ammortizzatore sociale a scapito degli alunni». Sono oltre 55.000 i ricorsisti in tutta Italia che potrebbero «scavalcare» 110.000 docenti con laurea in scienze della formazione. «Abilitante non è sinonimo di valore concorsuale - spiega Francesca Monaco del Coordinamento - A chi dice che lottiamo contro altre categorie di insegnanti, rispondiamo che i nostri diritti sono venuti meno nel momento in cui orde di persone improvvisate, rispolverando un diploma conseguito 20/30 anni prima, sono riuscite a scavalcarci grazie ad un ricorso, nonostante il nostro punteggio maggiore, la nostra formazione accademica selettiva e le nostre certificazioni linguistiche».

I manifestanti hanno stilato un documento, «Insegnanti uniti nel merito», per fare proposte al nuovo governo e accontentare tutti, diplomati e laureati, attraverso un concorso che premi il merito. «I ricorsisti sono scesi tante volte in piazza per far valere un diritto che non hanno - dicono - adesso anche noi vogliamo dire la nostra in un momento di grave stallo della scuola italiana dove i posti di lavoro scarseggiano e siamo costretti a lavorare anche molto lontano da casa».

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