Enrico Scandone comandante dei carabinieri di Napoli: «Patto con i cittadini da Mergellina a Caivano»

«Risultati importanti grazie alle denunce, serve fiducia per rendere la città migliore»

Il comandante Enrico Scandone
Il comandante Enrico Scandone
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Venerdì 15 Dicembre 2023, 23:30 - Ultimo agg. 16 Dicembre, 21:09
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Comandante Enrico Scandone, numeri da record, a proposito di denunce e arresti. Si può dire che siamo di fronte a una svolta nel contrasto alla criminalità napoletana?
«I numeri evidenziano il radicamento dei carabinieri sul territorio. Nessuno pensa di aver debellato una piaga come la camorra nella nostra area metropolitana, ma è anche vero che ci sono dei segnali positivi e ineludibili».

Quali?
«Trentatrè denunce al giorno sono un dato.

Un numero che racconta la storia di un possibile patto tra istituzioni e cittadini. C’è un rinnovato spirito di fiducia nei confronti del lavoro che svolgiamo e, mi creda, è un terreno su cui poter lavorar nel corso deie prossimi anni».

Cauto e determinato il comandante provinciale di Napoli traccia con il Mattino un bilancio dell’ultimo anno di lavoro, alla luce dei dati numerici, ma anche del consolidato rapporto di collaborazione con la Procura di Napoli e con gli altri uffici inquirenti del distretto. 

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Generale, partiamo dall’ordine pubblico. Qual è il bilancio a proposito della sicurezza (percepita e reale) in città? 
«Un numero su tutti: abbiamo fatto controlli su 400mila persone, sa quante ne sono? È come controllare tutti i cittadini di una città come Firenze».

E questi controlli che ricaduta hanno sulla percezione di sicurezza dei cittadini?
«Ci sono conseguenze oggettive, non solo da un punto di vista psicologico. Si acquisiscono informazioni, è poi possibile sanzionare una condotta non corretta e, cosa non secondaria, si fa deterrenza. In sintesi, se mi rendo conto che uscendo armato c’è un’alta possibilità di incappare in un posto di blocco, probabilmente rinuncio a impugnare una pistola o un coltello».

L’anno che sta per chiudersi resta segnato dagli stupri di gruppo contro due bambine di Caivano. Qual è la lezione che una società civile deve apprendere da questo abisso?
«Una vicenda dolorosa, come lo sono tutte quelle che vede vittime i bambini o persone che non possono difendere. Nessuno nega la drammaticità del fatto, anche se ho la convinzione che a Caivano abbiamo voltato pagina. Oggi c’è un’attenzione nazionale su Caivano e ben vengano interventi in materia di riqualificazione di impianti o di personale di assistenti sociali, ma su Caivano l’Arma ha investito con largo anticipo. E i risultati si vedono».

In che senso?
«C’è una compagnia, c’è un rapporto quotidiano tra uomini e donne interamente calati in un contesto metropolitano. Sappiamo con certezza che la stragrande maggioranza delle persone che abitano nella nostra area metropolitana è rappresentata da persone per bene, che chiedono difesa e collaborazione a chi indossa una divisa. Lì abbiamo cominciato dalle aiuole e dal degrado all’esterno della caserma, poi siamo arrivati a instaurare un dialogo che riteniamo prezioso. E non parlo solo di aspetti tecnici, finalizzati allo svolgimento di una indagine, ma anche al profilo umano. Vede, la storia del bambino che riconosce il capitano che ha arrestato il padre e che lo ringrazia per noi rappresenta una stella polare». 

Per il gip che ha arrestato il presunto killer di Francesco Pio Maimone, a Mergellina si gioca una faida tra bande per la conquista della movida. Come interpreta questa analisi?
«Un’analisi che ci sprona ad andare avanti sulla strada intrapresa. Napoli sta attraversando un periodo meraviglioso, una sorta di rinascita. Lo dicono i dati sul turismo ma è chiaro che dobbiamo lavorare per de-conflittualizzare alcune zone. Parlo di Mergellina o piazza Dante, dove spesso intervengono dinamiche critiche su cui insistere».

Anno 2023: terzo scudetto, un mese di festa...
«E nessun ferito o incidente grave. Ringrazierò sempre il prefetto Claudio Palomba per il lavoro speso, per la sua capacità di coordinamento degli interventi, ma anche i colleghi delle altre forze dell’ordine».

Tra qualche anno, come immagina Napoli?
«Capitale della cultura e della bellezza, aperta al turismo e accogliente per i cittadini, proprio grazie al lavoro di questi anni».

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