Solo nel 2013, infatti, sono state circa 700 le denuncie presentate per una truffa stimata in circa centomila euro. Una volta intercettata la corrispondenza, i truffatori recuperavano le informazioni dei destinatari anche grazie alla complicità di dipendenti del Comune di Napoli che avevano accesso ai database dell'Anagrafe. Ottenuti i dati si procedeva alla falsificazione dei documenti, con i dati personali corretti ma con la fotografia della persona, il cosiddetto «cambiatore», reclutata prevalentemente tra gente in ristrettezze economiche: era lui a recarsi negli uffici postali per la riscossione.
Con un modus operandi simile venivano incassati anche gli assegni spediti via posta: complessivamente, è stato stimato dalla Polizia Postale, l'organizzazione criminale era in grado acquisire centinaia di migliaia di euro in assegni, in pochi giorni.
Gran parte delle operazioni di incasso truffaldine venivano eseguite negli uffici della Brianza: gli assegni venivano versati su conti correnti attivati qualche giorno prima e poi, ritirati attraverso carte bancomat che venivano usate anche per acquistare costosi orologi Rolex. L'attività investigativa della Polizia Postale ha consentito anche di anticipare le mosse dei truffatori: in questo modo molti degli incassi sono stati bloccati. Solo il 2 per cento delle indebite riscossioni, infatti, è andato a buon fine. Complessivamente sono stati oltre 1700 gli accessi abusivi ai sistemi informatici dell'Anagrafe effettuati dalla banda di truffatori e rilevati dalla Polizia.