La moglie Fabiola piange sulle ceneri di Pino Daniele: «Sì a una fondazione col suo nome»

La moglie Fabiola piange sulle ceneri di Pino Daniele: «Sì a una fondazione col suo nome»
di Federico Vacalebre
Martedì 13 Gennaio 2015, 15:38 - Ultimo agg. 15:46
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Ora tutti gli vorrebbero intitolare qualcosa: una piazza (si va dal «suo» Plebiscito a piazza Garibaldi), un teatro, una scuola di musica (al Trianon, propone il segretario della Cgil di Napoli, Gianluca Daniele), un festival, un premio (magari quello del Mediterraneo al cui progetto lui si era legato negli ultimi anni, ma che avrebbe bisogno di un progetto imponente, oltre che di adeguati finanziamenti), un concertone, un documentario, un disco tributo.

La scomparsa di Pino Daniele costringe Napoli a fare i conti con la sua storia recente, con la sua capacità di raccontarsi e di rappresentarsi senza il miglior narratore che abbia avuto in tempi moderni. Le cover band si moltiplicano, i cloni pure, chi soffre davvero per la sua scomparsa vorrebbe avere il tempo per poterla accettare, ma il fiume di progetti, piccoli e grossi, sinceri e speculativi, corre il rischio di trascinare tutto con se.

Mentre la famiglia prova a fare i conti nel quotidiano con l'assenza di un compagno, di un padre, di un fratello, il mondo della musica si chiede come ricordare il nero a metà, come onorarne la memoria, come non disperderne la lezione.

Le università Federico II e Suor Orsola Pignatelli pensano a convegni. «Rock!», la mostra musicale del Pan, sarà probabilmente declinata sul tema. Dopo quella di Clementino, decisamente ispirata, fioccano nuove canzoni dedicate a «zio Pino», come «A. P.D» di Federico Salvatore.

Il problema diventa la gestione del dolore, pubblico e privato. Fabiola Sciabbarrasi ha voluto portare ieri sera, poco prima delle 19.30, i tre figli (Sara, 18 anni, Sofia 13, e Francesco, 9) al Maschio Angioino. «Soprattutto per Francesco ci tenevo molto, forse ho sbagliato nel volerlo proteggere non portandolo in piazza del Plebiscito dopo le emozioni del funerale romano. Vedere quanto Napoli ama suo padre poteva farli bene», confessa, ancora sconvolta «dal dolore, ma anche dalle chiacchiere, dai pettegolezzi. La fama è qualcosa di terribile a volte, Pino me l'aveva insegnato in vita, ma me lo ribadisce anche da morto». Fabiola e i ragazzi sono restati soli, silenziosi, commossi, nel freddo serale della Cappella Palatina, accolti dal sindaco de Magistris, colpiti dalle frasi di «appartenenza», altra parola non si può usare, lasciate sul registro. Sara, Sofia e Francesco, piccolo ometto che - anche se tifa Roma - veste orgoglioso la maglia numero 19 del Napoli con le firme di tutta la squadra e il nome del papà, strappano i fogli dal registro e scrivono tre lettere toccanti, che nascondono sotto l'urna. La più grande ha imparato la parlesia: «Papà hai fatto addove, ti sei spunito da solo».

In serata, poi, davanti a una pizza l'incontro con Nello Daniele, fratello d'arte, anche lui sconvolto, senza voce, gli occhi ormai arrossati da giorni, e il cuore da tenere a bada, dopo la recente operazione di by-pass; l'altro fratello Carmine e sua figlia Loredana, cantante anche lei, ma all'esordio.

Dopo le tensioni dei giorni del lungo addio, che continua ancora, le famiglie del mascalzone latino cercano di ricompattarsi quanto possibile, come possibile. La dignità dell'omaggio all'urna, anche se dopo il funerale in molti non ne sentivano più il bisogno, fa bene a tutti. «Pino si è nutrito per tanti anni dell'amore di Napoli, è giusto che le sue ceneri siano esposte al Maschio Angioino», spegne le polemiche Nello, anzi no, perché ancora non ha digerito chi ha definito «tutto questo come una sceneggiata, peccando a dir poco di ignoranza, nel peggiore dei casi di luogocomunismo se non di razzismo». Già ma Pino che cosa avrebe detto di tutta questa pompa, degli onori tributati, lui così schivo, appartato, orso? «Avrebbe sorriso prima di farsi una pizza e di mettersi in viaggio. La sua privacy è sempre stata importante, non si è mai messo in mostra, ma di fronte a tanto amore, ne sono sicuro, sarebbe stato felice», conclude il fratello, pronto nei prossimi giorni ad incontrare anche Alessandro, il figlio- personal manager dell'uomo in blues, e Ferdinando Salzano, che da sempre si è occupato dei suoi tour. Si ipotizza la nascita di una Fondazione Pino Daniele, quello che non è riuscito a Bologna intorno a Lucio Dalla, potrebbe riuscire a Napoli intorno al lazzaro felice che non c'è più, armonizzando i progetti in memoriam di pubblico (il Comune, che pensa sempre di più a un evento in piazza del Plebiscito il 19 settembre, a 34 anni dallo storico concertone del 1981) e privato (De Laurentiis ha ribadito anche l'altro giorno al San Paolo la sua disponibilità».

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