In piazza per dire no al trasferimento
dei reperti archeologici a Comacchio»

In piazza per dire no al trasferimento dei reperti archeologici a Comacchio»
di Maria Elefante
Sabato 6 Agosto 2016, 18:37 - Ultimo agg. 19:23
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Dicono no al trasferimento dei reperti archeologici a Comacchio. «I nostri tesori non devono essere sepolti negli scantinati ma devono dare il loro contributo al turismo e quindi all’economia della Campania». É stato questo il senso della manifestazione che questa mattina si è tenuta all’ingresso del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Un «no» deciso, quindi al trasferimento di reperti importanti provenienti dai siti di Ercolano e Pompei al polo museale di Comacchio.
Anfore, affreschi e statue, secondo le varie organizzazioni di categoria come l'associazione Nazione Napolitana Indipendente e l’associazione Napoli Libera - devono uscire dai sotterranei dei musei partenopei per arricchire il patrimonio artistico e culturale della Campania. Una “manna in termini turistici” dicono le associazioni che ieri mattina hanno protestato contro il trasferimento dei reperti di Ercolano e Pompei al futuro polo museale di Comacchio.



E proprio durante la manifestazione è rimbalzato il fatto che - proprio ieri - durante il consiglio comunale di Castellammare di Stabia, è stato presentato un ordine del giorno votato all’unanimità con il quale si offre la Reggia di Quisisana - residenza borbonica restaurata da poco - come vetrina permanente per i beni di Pompei, Ercolano, Stabia ed Oplonti.  «Il 20 luglio scorso il direttore del Mann e il sindaco di Comacchio hanno firmato il contratto ma chiediamo che venga rivisto: questi pezzi vengono trasferiti a livello gratuito e per Napoli non ci sarà nessun vantaggio - spiegano i manifestanti  - anche per i visitatori, avremo meno turisti in arrivo dal Nord perché avranno già visto i nostri tesori a casa loro. Ma ancora più grave è il fatto che il nuovo polo museale di Comacchio sorgerà grazie ad una deroga al patto di stabilità. Lo stato investe dunque in una zona già ricca».

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