Scotti, presidente dell'Ordine dei medici di Napoli: «I servizi vanno riorganizzati, il pubblico non è competitivo»

Scotti, presidente dell'Ordine dei medici di Napoli: «I servizi vanno riorganizzati, il pubblico non è competitivo»
di Maria Pirro
Lunedì 4 Gennaio 2016, 23:41 - Ultimo agg. 5 Gennaio, 00:32
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Silvestro Scotti è presidente dell’Ordine dei medici di Napoli, ma anche vicesegretario nazionale della Fimmg, il principale sindacato dei medici di famiglia che ha lanciato l’allarme sull’assistenza. «Uno dei problemi principali - afferma - rimane il giusto equilibrio tra pubblico e privato».

Qui i centri privati surclassano quelli pubblici. Perché?
«C’è una certa sfiducia da parte del cittadino nei servizi pubblici. Per fare le analisi del sangue, la tendenza è rivolgersi ai centri privati accreditati, e questo dovrebbe far interrogare chi gestisce l’offerta pubblica».
Per rendere i servizi più competitivi?
«Almeno competitivi. È evidente che la concorrenza non c’è. Il pubblico parte sconfitto».
Che cosa propone?
«Non sempre l’offerta pubblica è facilmente accessibile. Gli orari possono essere restrittivi, i servizi limitati. Lo dimostra quanto accaduto all’ospedale San Paolo, unico centro pubblico per i prelievi nell’area flegrea: subito dopo lo stop dei laboratori convenzionati, si garantivano appena 30 prestazioni al giorno».
Altri suggerimenti?
«I modelli di accoglienza nel pubblico vanno ripensati. Bisogna curare meglio la logistica e riuscire a far partire forme di connessione tra medicina di base e distretti sanitari, dando prestazioni anche negli studi dei medici di famiglia: ad esempio, i centri accreditati sopravvivono, mantenendo i punti prelievo sul territorio».
La rete va ridisegnata.
«Non è organizzata in modo più efficace. Anzi, l’offerta pubblica sta sparendo: è limitata e poco diffusa e non ha caratteristiche di marketing che fanno la differenza a vantaggio dei privati. Offrire un caffè dopo un prelievo di sangue condiziona, paradossalmente, il gradimento del cittadino».
Pesa anche una carenza di attrezzature?
«In Campania ci sono circa 500 tac, in Lombardia 150. Evidentemente, qui sono mal utilizzate o ci sono situazioni tali da determinare disservizi. Per quanto riguarda le attrezzature, non credo che la Regione sia da meno. Il problema serio, ripeto, è come ci si organizza. Anche per la radioterapia: nel privato è garantita di notte. E si capisce che lo sforamento dei tetti di spesa pare destinato a riproporsi».
Per evitare altri disagi, il governatore De Luca ha previsto controlli mensili sui budget.
«Non credo che i controlli bastino a risolvere anche per le difficoltà nel determinarne i criteri. Piuttosto, serve un’offerta organizzata che non sacrifichi il pubblico a vantaggio del privato. Ma va fatto un appello ai medici: devono mantenere la barra dritta e prescrivere gli esami, ricordandosi che è sempre il professionista a decidere, e non a trascrivere semplicemente la richiesta del paziente».
 

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