I notai di Napoli e provincia in campo per la solidarietà con il lascito testamentario

I notai di Napoli e provincia in campo per la solidarietà con il lascito testamentario
di Donatella Trotta
Domenica 3 Maggio 2015, 17:16 - Ultimo agg. 4 Maggio, 19:06
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Come declinare la solidarietà ai tempi della crisi? E come incrementare un welfare di comunità dal basso, a partire da piccoli (o grandi) gesti concreti, in un mondo assediato dalla globalizzazione dell’indifferenza? Una soluzione può essere il testamento solidale: strumento giuridico ancora troppo poco conosciuto in Italia, ma che può contribuire in modo significativo a sostenere, costruire o mantenere in vita idee, luoghi, organizzazioni e attività nel segno di una speranza laicamente e civilmente opera(t)tiva. È con questo spirito che nasce a Napoli, per iniziativa del Consiglio notarile dei distretti riuniti del capoluogo campano, di Torre Annunziata e di Nola, il progetto «Un lascito testamentario per Napoli e la sua gente», in collaborazione con la Fondazione di Comunità del Centro Storico di Napoli, presentato lunedì 4 maggio alle 17.30 nella sede partenopea del Consiglio Notarile (Via Chiaia 142).



Con il presidente dei notai di Napoli, Antonio Areniello, sono intervenuti tra gli altri Adriano Giannola, presidente della Fondazione di Comunità del Centro Storico, Daniele Marrama, presidente della Fondazione Banco di Napoli e Rossella Paliotto, vicepresidente della Fondazione con il Sud. A illustrare le problematiche di natura successoria il notaio Carmine Romano che ha spiegato, ad esempio, come il lascito sia una particolare disposizione testamentaria, con la quale si attribuisce un bene a favore di una persona o di un ente, senza che questi venga nominato erede, e può avere ad oggetto un bene immobile (case, appartamenti, terreni), un bene mobile (macchine, televisori, computer) o anche una somma di denaro, azioni, titoli o altri valori depositati in banca.



L’incontro è stato preceduto da una breve cerimonia di consegna della borsa di studio intitolata alla memoria del notaio prematuramente scomparso Enrico Santangelo, patrocinata dal Comitato notarile della Regione Campania e destinata a sostenere un giovane laureato distintosi per particolari meriti. Vincitrice di questa seconda edizione del premio (un assegno di 2.500 euro) la giovane Rita Brunzo, praticante notaio autrice di una tesi su "Il contratto di rete nel sistema della cooperazione tra imprese", selezionata da una giuria composta dai notai dei cinque distretti notarili: Marina Capone (presidente, Airola, Benevento); Luigi Capobianco (Salerno); Ennio De Rosa (Santa Maria Capua Vetere, Aversa); Carlo Trifuoggi (Solofra, Avellino) e Giovanni Vitolo (Napoli):



«Con la Fondazione - sottolinea il notaio Areniello -, impegnata da cinque anni a realizzare attività volte a migliorare la qualità della vita nel centro storico della città, abbiamo già da tempo un rapporto per mettere a disposizione la nostra consulenza. Ne condividiamo in pieno lo scopo sociale e la funzione assistenziale, in una zona tanto importante ed al tempo stesso problematica della città di Napoli quale il suo cuore antico. Ora saremo parte attiva anche in questa campagna “in-formativa” che tende a sensibilizzare al lascito testamentario: strumento che per un certo momento storico è stato un po' sottovalutato e che invece consente di disporre dei propri beni, nelle varie forme previste dal Codice Civile, a favore anche di persone che ne abbiano particolare bisogno o a favore di strutture, enti e fondazioni che si occupano specificamente di sostegno al territorio». Gli fa eco Adriano Giannola, illustrando gli scopi sociali della Fondazione di Comunità del Centro Storico: «Una Fondazione di relazione - spiega - che sviluppa relazioni su un territorio particolarmente complesso come quello napoletano, per radicarvisi sostenendo progetti comuni e incrementando, proprio attraverso la cooperazione, un piccolo patrimonio iniziale finalizzato a dare continuità alle buone pratiche nel sociale».



Ma in che consisterà la collaborazione con i notai di Napoli? «Al di là di approfondimenti in convegni, incontri e riunioni, noi notai – aggiunge Areniello - ci occuperemo della parte tecnica e della parte di sussidio alla Fondazione. Abbiamo inoltre dato la nostra disponibilità ad individuare e a fornire gli indirizzi di studi operanti in particolare nel centro storico, e nei quali i notai possano venire incontro agli scopi della Fondazione, disponibili a prestarsi a favore delle realtà più difficili e disagiate delle due municipalità del centro storico già seguite dalla Fondazione, la seconda e la quarta: ossia, dai quartieri Avvocata, Montecalvario, Mercato, Pendino, Porto, San Giuseppe fino a San Lorenzo, Vicaria, Poggioreale e la zona industriale».



I notai insomma come “mediatori” di un’educazione collettiva al principio di sussidiarietà, che già permea la Dottrina sociale della Chiesa ma che troppo spesso viene disatteso dallo Stato laico? Per Areniello, l’iniziativa «Un lascito testamentario per Napoli e la sua gente» rappresenta in sostanza anche «una necessaria valorizzazione di quella funzione sociale del ruolo notarile che non è affatto un segmento autonomo – spiega - ma è parte integrante del nostro lavoro, e che testimonia la nostra vicinanza alle persone anche nei momenti di passaggio generazionale e in circostanze “estreme”, come la successione per causa di morte, o comunque quando si tratta di dare disposizioni che riguardano il momento in cui una persona avrà cessato di vivere. Un’attività insomma che ci pone in stretto contatto con i problemi dei cittadini, attuata anche attraverso gli sportelli e le consulenze, e che consente una conoscenza delle possibilità successorie, molto spesso del tutto ignote alle persone che ancora oggi tendono ad essere restìe a documentarsi sulla molteplicità di possibilità offerte dalla legge».



L’appuntamento di domani è un’occasione preziosa per informarsi e acquisire consapevolezza che in ogni momento della vita, individuale e collettiva, ciascuno secondo le proprie possibilità può contribuire allo sviluppo, al progresso e alla tutela dei beni comuni, delle pari opportunità, della tutela dei soggetti più deboli con atti concreti a sostegno di progetti per la famiglia, l’istruzione, la salute, la sicurezza personale, la cura. Non a caso, negli ultimi dieci anni, dal 2004 al 2014, è cresciuto del 15% il numero degli “italiani, brava gente” che inseriscono il lascito solidale nelle loro ultime volontà. A donare – e questa non è una novità – sono soprattutto donne: il 63,8% del totale (due donne su tre del campione: sono loro a fare la differenza in Italia). Metà delle donazioni effettuate attraverso lasciti ammonta a meno di 20mila euro, il 25% si attesta tra i 20mila e i 50mila euro; il 18,1% di quanto viene destinato a chi ha più bisogno raggiunge somme tra i 50mila e i 100mila euro, mentre solo l’8,5% dei lasciti effettuati supera i 100mila euro e una cerchia ristrettissima dona cifre notevoli attraverso cessioni di beni immobili o di quote rilevanti di coscpicui patrimoni.



A rivelarlo è una ricerca promossa da Testamento Solidale (www.testamentosolidale.org), dal giugno 2013 Network di alcune grandi organizzazioni onlus riconosciute e operanti in Italia e nel mondo, in collaborazione con il Consiglio nazionale del notariato che ha fornito per il sondaggio un campione di 700 notai (ossia il 14% della categoria). «Gli italiani, secondo il sondaggio, scelgono nella maggior parte dei casi di dare il proprio contributo con somme contenute – dice Rossano Bartoli, portavoce del Network Testamento Solidale -. Un gesto semplice, ma anche un atto d’amore alla portata di tutti e che non lede i diritti dei propri cari: i lasciti, anche i più piccoli, fanno infatti la differenza nel lavoro quotidiano delle organizzazioni e oggi una fetta crescente di italiani inizia a discuterne concretamente e vuole saperne di più. Perché fare un lascito solidale significa ad esempio garantire cibo, salute e istruzione a milioni di bambini; aiutare le persone con disabilità a integrarsi meglio nei propri territori, fornendo servizi socio-sanitari adeguati e sostenendo la ricerca scientifica contro malattie gravi ».



Una buona notizia: in controtendenza con il dato negativo per il quale, secondo l’indagine GfK Eurisko sul lascito testamentario solidale, gli italiani over 55 hanno una bassa propensione al testamento (15,8%), di gran lunga inferiore alla Gran Bretagna, dove si attesta intorno all’80% e agli Stati Uniti d’America, con il 50%. Superstizione? Scaramanzia? O semplicemente miopia sociale, che impedisce di guardare oltre il proprio egoistico (ed effimero) sé? Forse anche per questo, il 70% di chi sceglie il testamento sociale adduce ragioni personali, e solo il 20% ricorre a questo atto di liberalità per una sensibilità e vicinanza a specifiche associazioni del Terzo Settore. Sarà allora interessante, dopo l’iniziativa dei notai di Napoli, vedere e monitorare quale sarà la risposta della città che ha fama di avere un grande cuore, ma che non è mai riuscita a sconfiggere le diseguaglianze sociali che generano ingiustizia, e illegalità diffusa.
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