Ara Starck da Made in Cloister, Napoli è mille colori (e suoni)

La mostra fino al 20 gennaio

Ara Starck da Made in Cloister a Napoli
Ara Starck da ​Made in Cloister a Napoli
di Giovanni Chianelli
Sabato 21 Ottobre 2023, 09:00 - Ultimo agg. 22 Ottobre, 08:20
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Può essere una città rumorosa e colorata, ma anche silenziosa, sfumata, fatta di chiaroscuri. È questa l'idea che Ara Starck - artista parigina, figlia d'arte (di Philippe, designer star, quello dello spremiagrumi Juicy Salif per Alessi, per intendersi), ma lei non ha voglia di parlare del celebre padre - si è fatta di Napoli negli ultimi 2 anni. Ha restituito l'immagine che ha maturato della città in una mostra pensata per Made in Cloister, dove resterà sino al 20 gennaio: creando grandi quadri, dipinti su entrambe le facciate. Nella parte frontale ha riempito la tela con colori e linee vivaci, a rappresentare il lato solare, chiassoso delle strade e le persone che abitano sotto il Vesuvio. «Dall'altra parte c'è il momento lunare, quieto, pensoso del luogo reso da una bozza in bianco e nero», spiega l'artista. Il dark side corrisponde ai primi schizzi del lavoro, lo studio preparatorio che però finisce per avere dignità di opera in sé. Così l'esposizione propone 9 opere, o meglio 18 considerando che sono bifronte, disposte nel chiostro di Santa Maria a Formiello.

D'effetto lo scarto tra le due facce. Le linee gonfie e i colori forti, i tunnel e i percorsi acrobatici che ricordano il caos cittadino contrapposte al retro, quasi un negativo fotografico. Al centro dello spazio un altro lavoro che conferma l'alleanza stabilita tra la Starck e Napoli: un'enorme vetrata mobile colorata, realizzata insieme ad artigiani partenopei come Luigi D'Amore, Umberto Formisano, Gloria Saccone, Caterina Di Gaetano e Vincenzo Castaldo Tuccillo, coordinati da Paolo Gambardella.

La vetrata gira su di sé ogni mezz'ora, regalando un'illuminazione cangiante all'ambiente. «Di giorno rifletterà la luce del sole, mentre di sera le luci teatrali creeranno dei giochi ancora più suggestivi. Avevo già lavorato alle vetrate ma sono istallate negli edifici che le ospitano, è la prima volta che ho un'opera così in versione mobile», dice la Starck. «La vetrata pure ha un aspetto ambivalente: quando c'è luce trasmette i suoi colori, in altri momenti del giorno resta in quiete».

La Starck è abituata a lavorare in grande: in passato ha creato una pittura di 145 metri quadrati nell'hotel Meurice a Parigi, un'opera in vetro piombato di 28 metri di lunghezza all'Avenue restaurant di New York, i sipari del teatro Eslava di Madrid. L'allestimento riempie gli spazi del chiostro e di ogni quadro, sistemato su cavalletti in diagonale, è sottolineata la dualità: «L'idea della mostra nasce dallo spazio, mi hanno colpito i diversi strati di storie che sono nel chiostro: gli affreschi, l'archeologia industriale e la ristrutturazione sono stati l'ispirazione. Così come Napoli. Mi ha impressionato il suo traffico e i suoi suoni, poi, all'improvviso, il silenzio che può esserci in un vicolo laterale o in una chiesa». Le opere non hanno titoli ma sono semplicemente numerate con la dicitura Cloister, a evidenziare il fatto che sono state concepite per il sito. Dice ancora l'artista: «La mostra è incentrata su ciò che si vede e ciò che non si vede. Ciò che è coperto e ciò che è rivelato. Ciò che viene detto e ciò che viene sussurrato. Lavorare con gli artigiani napoletani è stato un elemento chiave nella creazione, nutrita dal profondo desiderio di accogliere lo spettatore nel viaggio che abbiamo fatto con i maestri vetrai e falegnami. Per me non c'è differenza tra artigiani e artisti». L'esposizione è visitabile dal mercoledì alla domenica, con orario prolungato fino alle 22 di giovedì. 

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